mercoledì, Aprile 23, 2025

Crimini di natura: dal bracconaggio al traffico illegale

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I CRIMINI DI NATURA SONO UNA REALTÀ CHE MOSTRA LA DISUMANITÀ DEL GENERE UMANO. DAL BRACCONAGGIO AL TRAFFICO ILLEGALE: TUTTI GLI ATTI IGNOBILI VERSO I POVERI ANIMALI, VITTIME IGNARE.

I crimini di natura, una pagina ignobile della nostra storia. Si tratta di tutti quei crimini commessi a danno di poveri animali vittime della caccia “per sport” o peggio per la vendita di parti come corna e pelliccia.

Si tratta del traffico illegale di bestie rare, spesso in via di estinzione, sradicate dal proprio habitat per finire in una teca, magari in casa di qualche collezionista.

Si tratta dell’uccisione volontaria di esemplari semplicemente per il gusto di farlo, come le povere tartarughe Caretta caretta, morte annegate perché legate a dei massi che non hanno permesso di riemergere per respirare. Si tratta di atti brutali che fanno domandare: dov’è l’umanità?

L’indignazione provocata da queste crudeltà non riguarda solo il WWF, che porta avanti attivamente una battaglia contro tali crimini, ma anche tutti coloro che credono nell’importanza della natura.

L’immagine di una delle tartarughe uccise fa accapponare la pelle, rivoltare lo stomaco e venire le lacrime agli occhi. Pensare che gli esseri umani, nostri pari, possano arrivare a compiere certi gesti fa davvero chiedere quanto la nostra presenza sul pianeta sia sana per il pianeta stesso.

Le tartarughe uccise al porto di Barletta

Negli ultimi mesi sono state cinque le tartarughe marine uccise nella zona del porto di Barletta, l’ultima a fine gennaio 2023. Un crimine ingiustificato e una crudeltà inaudita. Questi poveri animali sono stati trovati con le pinne legate a grosse pietre. Il caso più terribile riguarda l’ultima tartaruga, un esemplare adulto di Caretta caretta, attaccata al disco del freno di un veicolo.

Morte per annegamento. A causa dei pesi a cui erano state legate, queste creature non sono riuscite a tornare a galla per respirare. La sequenzialità e le caratteristiche di queste cinque uccisioni hanno fatto scattare l’allarme.

Secondo il rapporto del WWF, si sospetta di pescatori che hanno utilizzato reti da posta e, per punire le povere tartarughe che rimangono intrappolate, le condannano a morire annegate tra sofferenze indicibili.

Il corpo dell’ultimo esemplare è stato trasportato a Foggia per l’autopsia, presso l’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata. Si spera che con l’esame sia possa risalire alla dinamica dei fatti, raccogliendo più dettagli sulla morte.

Le Forze dell’Ordine, con i volontari del Centro tartarughe marine di Molfetta e i pescatori del Golfo di Manfredonia, stanno attivando un presidio a Barletta per individuare gli autori di tali barbarie. In contemporanea, il WWF ha depositato un esposto presso la Procura di Trani.

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Tartaruha uccisa a Barletta

Crimini di natura: il fenomeno del bracconaggio

L’impatto della caccia sulla fauna selvatica si suddivide in due componenti: la caccia legale e il bracconaggio. Non esite un confine netto tra le due varianti. Infatti basta includere nel bracconaggio tutte le uccisioni fuori norma, fuori dal periodo di legalità e con l’utilizzo di mezzi non permessi.

Secondo i dati del WWF, 7mila specie animali al mondo sono a rischio di estinzione a causa del bracconaggio. In Italia vengono uccisi ogni anno 8milioni di esemplari protetti e sono ben ventisette le zone critiche per questa attività illegale.

La caccia, nel corso degli anni, ha avuto una diminuzione sostanziale di “appassionati” per motivi di vario genere. I due principali sono la riduzione del numero delle prede e l’incremento delle tasse per l’esercizio di questa attività. Sul territorio, poi, non c’è un controllo serrato. Questo implica un’impossibilità di valutare esattamente l’impatto in termini di individui uccisi.

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Lepri uccise dai cacciatori

Bracconaggio: il paradosso legislativo

La Legge n. 157/92, inoltre, autorizza un prelievo di prede maggiore rispetto alla fauna presente sul suolo nazionale. Moltiplicando il numero di cacciatori, per il numero di giorni di caccia, per i carnieri nelle varie regioni, si supera il miliardo e mezzo di animali abbattibili legalmente. Diventa poi impossibile definire l’impatto del bracconaggio, data la reale impossibilità di determinare con precisione l’ampiezza del fenomeno.

Tuttavia, in alcune parti del mondo e dell’Italia, questa attività desta notevoli preoccupazioni. Luoghi in cui questo avviene è il sud della Sardegna, le valli bresciane, lo Stretto di Messina e alcune isole tirreniche.

Il WWF si impegna nella lotta a questo fenomeno, con il Nucleo di Guardie Volontarie Venatorie e con la collaborazione di associazioni ambientaliste e animaliste. Ma la lotta alle attività illegali non è solo compito degli enti preposti.

Ogni cittadino può svolgere dei compiti per arginare questi fenomeni. Si può cercare di non alimentare il mercato degli animali selvatici, segnalando attività illecite e entrando a far parte del Nucleo Guardie Volontarie Venatorie.

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Una tigre intrappolata salvata dal personale del Dipartimento della fauna selvatica e dei parchi nazionali in Malesia. È stata scoperta da una pattuglia del WWF-Malesia in una trappola tesa dai bracconieri locali nel complesso forestale di Belum-Temengor

Crimini di natura: il traffico illegale di animali

Il commercio di animali selvatici è uno dei più importanti mercati del pianeta, in pole position insieme al traffico di esseri umani, droga e armi.

Sono molte le specie a rischio di estinzione per il prelievo in natura di esemplari come animali da compagnia o venduti per collezionismo. I trafficanti spesso uccidono alcune specie per la vendita di parti (corni, pelli e ossa) da tenere come trofei o usate nella medicina tradizionale orientale. Sempre secondo una stima del WWF, il volume d’affari del commercio illegale di animali raggiunge i 23miliardi di dollari l’anno.

In Italia, il 22% dei crimini di natura è contro la fauna protetta. Nel 2018 il TRAFFIC-Trade Related Analysis of Fauna and Flora in Commerce ha registrato un aumento del 7% del commercio di animali di specie protetta. Nei mercati d’affari illegali più redditizi, secondo una stima del Sole24Ore compaiono pesca illegale, con 36 miliardi di dollari, disboscamento illegale, con 157 miliardi.

Ovviamente, poi, il traffico illecito di animali non porta solo danni ambientali o alle specie stesse. L’OMS ha segnalato anche i danni alla salute provenienti da questa condizione. Sono infatti più di 200 le patologie trasmesse dagli animali all’uomo che si sono ripresentate in zone dove erano ormai debellate o mai esistite.

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Crimini di natura: i dati del WWF

Secondo i dati del WWF, “le sanzioni comminate dai Carabinieri CITES per violazioni della normativa che disciplina il commercio di specie protette ammontavano nel 2018 a oltre 5 milioni e mezzo di euro. Oltre un milione invece nel 2020. Tra il 2016 e il 2019 la Lombardia ha avuto il maggior numero di denunce per illeciti, 5.256, seguita dal Veneto e dalla Toscana”. Si tratta di un report sul fenomeno del Wildlife crime, che rischia di minare la biodiversità in Italia, sulla terra che in mare.

Numero verde ONA

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