lunedì, Novembre 11, 2024

Cosa vogliono i giovani dall’Italia e dal mondo del lavoro?

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IL RAPPORTO GIOVANI 2022 ILLUSTRA LA POSIZIONE DELLE NUOVE GENERAZIONI RIGUARDO LE OPPORTUNITÀ DI LAVORO E DI FORMAZIONE IN ITALIA

Dopo le elezioni, un nuovo governo sta per imporsi e dovrà affrontare una crisi economica ed energetica senza precedenti. Problematiche che però non vanno sottovalutate sono le esigenze delle giovani generazioni. Approfondisce l’argomento “Rapporto Giovani 2022” dell’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Come riferisce anche Vatican News, dall’indagine emerge che più del 60% degli italiani tra i 18 e i 34 anni vuole un nuovo modello economico che unisca inclusività, valorizzazione delle diversità e sostenibilità sociale e ambientale. In particolare i giovani sono sempre più attenti alle tematiche ambientali e di sviluppo sostenibile. Preferiscono, infatti, lavorare in aziende socialmente responsabili e impegnate in campo ambientale. Inoltre vedono maggiori opportunità lavorative nei settori legati alla green economy e allo sviluppo sostenibile.

I dati sono stati raccolti in quattro indagini, nelle quali sono stati intervistati i giovani di Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna. Nella prima parte del Rapporto si analizzano nel dettaglio i quattro fronti su cui si può determinare una ripresa che faccia leva sulle intelligenze, sulle energie e sulla vitalità delle nuove generazioni:

  • nuove modalità di formazione e competenze da acquisire;
  • lavori innovativi;
  • nuovi nuclei familiari;
  • recenti forme di partecipazione sociale.

La seconda parte, invece, approfondisce le aspettative nei confronti delle proposte del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di alcune specifiche categorie sociali, come appunto i giovani ma anche le donne e chi vive nel sud Italia o nelle aree economicamente meno dinamiche del Paese.

Le conseguenze negative della pandemia

Ciò che emerge con evidenza dai risultati dello studio è che la lunga emergenza sanitaria, con le sue restrizioni relative alla scuola, alle relazioni sociali e al lavoro, ha lasciato purtroppo gravi conseguenze.

A diminuire, in particolare, è il numero di chi afferma di avere una percezione molto positiva di sé, che scende da 53,3% del 2020 a 45,9% nel 2022. La stessa diminuzione si ha nel numero di chi ha motivazione ed entusiasmo nelle proprie azioni, che passa da 64,5% a 57,4%, e in quello di chi sa perseguire un obiettivo, che da 67% diventa del 60%.

Ma un lato positivo riscontrato è che vi è una maggiore consapevolezza del fatto che si sta aprendo una nuova fase di sviluppo inclusivo e sostenibile dell’Italia, in grado di superare i limiti e le contraddizioni del passato. Nonostante ci sia incertezza per il futuro, si è ben disposti al cambiamento, che, però, dovrà prevedere, secondo l’analisi, un lavoro con reddito adeguato (68% dei giovani tra 18-22 anni), in un’azienda di cui si condividono i valori (60%) e che abbia conseguenze positive per la società e l’ambiente (60%).

Qual è il ruolo dei giovani nel PNRR?

Tuttavia le nuove generazioni si sentono poco coinvolte nelle nuove misure previste dal PNRR. Addirittura il 31,8% non ne è a conoscenza. Invece, tra chi ne è informato, l’auspicio è che possa contribuire a risolvere i problemi strutturali del Paese, offrire possibilità di crescita (59,9%) e migliorare le opportunità per i giovani (52,2%).

Perciò è importante che le nuove risorse europee e i finanziamenti di Next Generation EU siano impiegate per rispondere alla richiesta di cambiamento. «Non si tratta di riprendere il percorso precedente, ma di cogliere l’occasione per mettere le basi di un nuovo progetto di Paese – sostiene Alessandro Rosina, coordinatore dell’Osservatorio Giovani e del rapporto -. Esso non deve concentrarsi solo sulla crescita del PIL, ma anche sulla qualità dell’occupazione creata e sulla crescita degli indicatori di benessere e sviluppo sostenibile, migliorando in particolare le condizioni delle nuove generazioni. I giovani devono percepire di vivere in un Paese che scommette su di loro».

Rapporto Giovani 2022 e la percezione del mondo del lavoro

Il “Rapporto Giovani 2022” dedica spazio principalmente al tema del lavoro. L’attuale situazione occupazionale giovanile in Italia è drammatica. È l’unico Paese dell’Unione Europea con un tasso di occupazione dei giovani tra i 25 e i 29 anni sotto il 60% e la maggior parte di coloro che hanno meno di 35 anni ha un reddito basso.

Risulta alta la percentuale di “neet”, cioè giovani che non studiano e non lavorano. Infatti il 20% degli appartenenti alle nuove generazioni rivela un basso coinvolgimento verso l’impegno scolastico. Inoltre sono stati scarsi finora anche gli investimenti sulla transizione scuola-lavoro.

I giovani sono sempre meno nel nostro Paese a causa della denatalità. Ma, nonostante questo, l’Italia non riesce a valorizzarli. Questa consapevolezza nei giovani è molto chiara. Infatti, nel confronto con i coetanei europei, i dati dell’Osservatorio Giovani rilevano come essi vedano meno opportunità in Italia per trovare lavoro. Percepiscono un Paese che non crede nella possibilità di crescita e di sviluppo offerte dalle capacità delle nuove generazioni, che, perciò, non si sentono parte attiva di un Paese che, invece, dovrebbe cambiare e migliorare con loro.

«I giovani chiedono a chi governerà l’Italia dopo le elezioni di non tornare all’Italia pre-pandemia, che faticava a crescere e che non offriva opportunità all’altezza delle loro potenzialità– sottolinea Rosina-. Ma occorre mettere al centro le loro nuove sensibilità, come quelle verso l’ambiente, e le loro competenze avanzate nell’ambito della transizione digitale e verde, e nell’innovazione tecnologica e sociale. Vogliono sentire riconosciuto il loro valore e avere le condizioni per generare loro stessi un nuovo valore aggiunto. Altrimenti andranno all’estero».

L’importanza del volontariato e del valore della diversità

Un altro aspetto che mette in luce il Rapporto Giovani 2022 è il rapporto tra giovani e volontariato. L’impegno sociale e civile è fondamentale per le nuove generazioni perché consente loro di rafforzare le competenze sociali e “life skills”. Adesso è ancora più importante poiché i dati mostrano come, con la pandemia, in tutte le dimensioni del benessere sociale, ci sia stato un forte impoverimento dell’energia positiva che i giovani possono mettere a disposizione. Hanno bisogno di esperienze individuali positive e di continui riscontri che confermino il valore delle loro azioni.

Scegliere di non studiare o lavorare fa sì che i giovani perdano la fiducia in sé e nel futuro, e il senso di partecipazione sociale. Ma, grazie al volontariato, essi riiniziano a sentirsi attivi. Non si percepiscono più come il problema del Paese ma come la soluzione, grazie alla quale la realtà in cui operano possa migliorare. Mettersi in gioco li aiuta a ritrovare la propria stima e acquisire le competenze utili che, oltre a essere impiegate nel servizio civile e nel volontariato, potranno anche essere usate nel mondo del lavoro e, in generale, nel loro percorso di vita.

Infine lo studio raccoglie anche le considerazioni di questa generazione riguardo l’immigrazione. La politica italiana dovrebbe tener conto del fatto che i ragazzi tra i 18 e il 24 anni sono più aperti e sensibili al tema. I giovani possono far in modo che ogni diversità diventi un valore condiviso.

I giovani e le loro idee protagonisti di un nuovo sviluppo

Quindi, cosa emerge principalmente da questa analisi? Sicuramente è importante porre proprio i giovani al centro delle nuove possibilità di sviluppo del Paese. Si deve partire da un modello sociale e di sviluppo nel quale le nuove generazioni siano parte attiva. Da troppo tempo i giovani sono sottovalutati. Questo non aiuta il Paese a crescere e a interpretare le grandi sfide che si prospettano in futuro, come le trasformazioni demografiche, la transizione digitale e la transizione verde. Questi processi possono avere successo solo rafforzando i percorsi dei giovani e valorizzando le loro competenze.

Questo è ciò che chiedono i giovani: un modello economico nuovo e diverso da quello dell’Italia prima della pandemia. Prima l’Italia era un Paese che faceva fatica a crescere e che non creava opportunità all’altezza delle potenzialità dei giovani. E, tra questi, troppi dovevano ridurre le proprie aspettative. Ciò riguardava non solo il lavoro, ma anche la ricerca della propria autonomia o l’opportunità di formare una propria famiglia.

Per questo è necessario voltare pagina, percorrere un nuovo percorso di sviluppo per il Paese. È fondamentale investire sulla qualità del lavoro, sulla ricerca, sull’innovazione e sulla creazione di nuove opportunità. L’intraprendenza giovanile e le loro idee devono diventare protagonisti di un nuovo sviluppo inclusivo e sostenibile.

Numero verde ONA

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