mercoledì, Aprile 30, 2025

Coronavirus e sintomi insoliti da tilt di citochine

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Ad oggi abbiamo sentito dire che il Coronavirus attacca principalmente l’apparato respiratorio. Eppure, stando ai risultati di nuove ricerche, altri sintomi insoliti da tilt di citochine ci farebbero pensare che siamo davanti alla presenza del terribile virus.

Inizialmente invade le cellule di naso, gola e polmoni. Inizia dunque a replicarsi causando sintomi simil-influenzali che possono degenerare in gravi polmoniti (talora perforano i polmoni) e causano crisi respiratorie severe.

Coronavirus e sintomi “insoliti” da tilt di citochine

Come accennato, se questi sono i sintomi “classici”, ve ne sono altri, più “insoliti” da tilt di citochine, ufficiosamente inquadrati all’interno delle patologie da Coronavirus: dai piccoli coaguli di sangue, a ictus nei giovani e persino misteriose risposte infiammatorie, come eruzioni cutanee in tutto il corpo e lesioni rosse. Un paziente su cinque può inoltre avere un’insufficienza multipla di organi.

La tempesta di citochine causa un tilt

In alcuni pazienti il sistema immunitario va in tilt. Quando ciò accade, il loro corpo rilascia delle proteine chiamate citochine, delle “sentinelle” che avvertendo la presenza di un’infezione, reclutano cellule immunitarie atte a bloccarne la diffusione.

Se il numero delle citochine che penetrano nel flusso sanguigno è elevato, le cellule immunitarie rispondono uccidendo qualsiasi cosa incontrino nel loro cammino.

La “tempesta di citochine” porta a esacerbazioni di cascate infiammatorie e gravi danni ai tessuti. Un’infiammazione massiccia indebolisce i vasi sanguigni, causando la fuoriuscita di liquido nelle sacche d’aria dei polmoni e innesca una insufficienza respiratoria.

Può inoltre danneggiare il fegato, reni e cuore e provocare un’insufficienza agli altri organi. Queste osservazioni erano già state effettuare prima del COVID-19, per altri tipi di Coronavirus, come il SARS-CoV e a quanto pare, vi sono delle somiglianze nelle risposte dell’organismo.

Anche il cuore risponde alla tempesta di citochine

Anche il cuore va in tilt. Ad affermarlo è uno studio condotto in Cina, che ha riscontrato che un paziente su cinque (affetto da COVID-19) ha subito gravi danni cardiaci. 

Ciò accade perché l’infiammazione può colpire le arterie, causandone il restringimento e di conseguenza una scarsa irrorazione del sangue agli organi, incluso il cuore. Per pompare più sangue, il cuore è costretto a lavorare di più, il che può portare a disturbi cardiovascolari.

Questo spiegherebbe come mai molti giovani, “altrimenti sani”, possano andare incontro alla miocardite, una condizione relativamente rara in cui l’infiammazione indebolisce il muscolo cardiaco.

A sottolineare che la tempesta di citochine possa essere causa della miocardite è fra gli altri Robert Bonow, professore di cardiologia presso la Northwestern University Feinberg School of Medicine, di Chicago, nonché ex presidente dell’American Heart Association.

Secondo il medico «nessuno ha dimostrato in modo convincente con una biopsia che in realtà ci sono particelle virali all’interno delle cellule del muscolo cardiaco».
Bonow ha inoltre evidenziato che «quando un uomo di 75 anni entra con dolore al petto, è un infarto o COVID?».
L’interrogativo ci pone davanti a un dubbio: il COVID-19 può essere classificato anche come una malattia cardiovascolare?

Un interessante interrogativo


Per rispondere a questo dubbio amletico sollevato da Bonow, occorre fare un salto indietro e tornare alla fine del 1800. Infatti, il medico e patologo tedesco Rudolf Virchow descrisse tre motivi per cui avvengono dei coaguli anomali di sangue.

Quando avviene un’infezione e il rivestimento interno dei vasi sanguigni si ferisce, vengono rilasciate proteine che promuovono la coagulazione. I coaguli possono formarsi anche quando il flusso sanguigno stagna a causa, ad esempio, dell’immobilità prolungata di un paziente.
Un numero eccessivo di piastrine o altre proteine circolanti che riparano le ferite, si presenta, infine, nel caso di alcune malattie ereditarie, oltre che per via di un’infiammazione sistemica.

La presenza di coaguli anomali è stata riscontrata anche presso l’unità di terapia intensiva dell’Ospedale dell’Università della Pennsylvania.  A questo proposito, Adam Cuker, professore associato di medicina (specializzato in disturbi della coagulazione), ha dichiarato: «penso che abbiamo prove che tutti e tre questi stanno giocando un ruolo in COVID».
Cuker, che sta sviluppando linee guida su come trattare la coagulazione correlata a COVID per l’American Society of Hematology, ha dunque chiosato: «Tutti questi sistemi potrebbero svolgere un ruolo e dobbiamo capirlo».

Altre patologie insolite legate al Coronavirus


Tra le patologie “insolite” riconducibili al Coronavirus, rientrerebbero: ictus giovanil, encefalite ed eruzioni cutanee.

  • Ictus 

I coaguli di sangue potrebbero essere la causa scatenante degli ictus “ischemici” o emorragici giovanili. Anche in questo caso, si è osservata una connessione con il Coronavirus, dato che lo stesso fenomeno si era registrato durante l’epidemia di SARS 2002-2003.

  • Encefalite, infiammazioni del cervello e Covid-19

Come per altri virus, inclusa la SARS, il COVID-19 potrebbe essere messo in relazione con episodi di encefalite o infiammazione del cervello. Nonché con una sindrome molto più rara chiamata Guillain-Barré, in cui il sistema immunitario attacca i nervi.
Anche in questo caso, il sistema immunitario reagisce scatenando una risposta simile a una tempesta di citochine.
Nei casi più lievi, l’encefalite può causare sintomi simil-influenzali, nei casi più gravi, potrebbe portare convulsioni, paralisi e confusione.

  • Eruzioni cutanee

  • Sopratutto nei bambini, il COVID-19 può manifestarsi attraverso un’ampia gamma di sintomi infiammatori che provocano nella pelle eruzioni cutanee e lesioni rosse simili alla varicella. Ancora una volta, il sistema immunitario risponde con una tempesta di citochine.
    Il fenomeno è stato chiamato “punta COVID” ed è stato approfondito sopratutto da Kanade Shinkai, professore di dermatologia all’Università della California, San Francisco.
    Poiché tuttavia le eruzioni cutanee assumono una moltitudine di modelli diversi, non è ancora stato chiarito se le eruzioni cutanee osservate nei pazienti COVID-19 siano solo una coincidenza.
    Se infatti alcuni pazienti con punta COVID sono risultati positivi per il virus, questo sintomo è presente anche nelle persone che risultano negative.

Conclusioni

La tendenza umana a imporre una singola interpretazione in situazioni ambigue porta grandi pericoli nell’affrontare l’emergenza COVID-19.
È pertanto necessario che la scienza e la medicina cerchino attivamente più interpretazioni dello stesso, monitorando e comprendendone sistematicamente ogni sfaccettatura ed evoluzione.

(fonte National Geographic)

Numero verde ONA

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