IN OCCASIONE DELLA “GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”, CIF CENTRO ITALIANO FEMMINILE BARI E ORDINE DEI MEDICI BARI ORGANIZZANO IL CONVEGNO “DONNE E PROFESSIONI: IL CONTRASTO ALLA VIOLENZA NEI LUOGHI DI LAVORO”. FOCUS SULLA VIOLENZA A DANNO DEGLI OPERATORI SANITARI. NEL CAPOLUOGO PUGLIESE, IL 24 NOVEMBRE 2023. I DATI ISTAT SULLA VIOLENZA DI GENERE
Una indagine ISTAT pubblicata nel 2016, sulla sicurezza dei cittadini, ha consentito di valutare il numero di donne che, nel corso della loro vita e nei tre anni precedenti alla ricerca, sono state soggette a un’altra forma specifica di violenza di genere. Nello specifico: le molestie e i ricatti sessuali in ambiente lavorativo.
Tale fenomeno include molestie fisiche con contatto, perpetrato da colleghi, superiori o altre figure professionali che hanno tentato di toccare, accarezzare o baciare le donne contro la loro volontà, arrivando fino al tentativo di utilizzare il corpo femminile come oggetto di scambio per favori lavorativi o avanzamenti di carriera.
Il totale delle donne che hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali durante la loro carriera lavorativa ammontava a 1milione404mila. Pari all’8,9% delle donne in quel momento impiegate, ex lavoratrici, e donne in cerca di occupazione. Nel triennio precedente all’indagine (2013-2016), oltre 425mila donne, ossia il 2,7%, hanno riportato tali episodi.
Secondo quanto rilevato dall’indagine, la percentuale di donne che hanno subito molestie o ricatti sessuali sul lavoro, sempre nello specifico triennio, era superiore alla media. L’Istituto nazionale di Statistica registra il 3,1% tra le donne dai 25 ai 34 anni e il 3,3% tra le donne dai 35 ai 44 anni.
Ricatti sessuali a danno delle donne
Riferendosi esclusivamente ai ricatti sessuali sul luogo di lavoro, la ricerca ha contato 1milione173mila donne, pari al 7,5%, che hanno subito qualche forma di ricatto sessuale nel corso della loro vita lavorativa per ottenere o mantenere un impiego o per progredire nella loro carriera. Nel corso dell’indagine, afferma l’Istituto, questo dato è leggermente diminuito, coinvolgendo 167mila donne, che corrisponde all’1,1%.
Quando una donna è vittima di un ricatto sessuale, l’80,9% delle volte non ne parla con nessuno sul luogo di lavoro. Questo dato riflette la situazione già osservata nel 2008-2009, quando questa percentuale era dell’81,7%.
La denuncia alle Forze dell’Ordine è praticamente assente. Solo lo 0,7% delle vittime di ricatti nella vita (l’1,2% dal 2013 al 2016) ha denunciato di aver subito ricatti sessuali, su un totale percentuale del 77,1% di donne che si sono rivolte alle Forze di Polizia.
Le ragioni più comuni per non denunciare il ricatto subito sono:
- la percezione di scarsa gravità dell’episodio (27,4%)
- la mancanza di fiducia
- l’incapacità delle Forze dell’Ordine di intervenire (23,4%).
La gravità del ricatto è stata percepita come significativa dalla maggior parte delle vittime, con il 69,6% che lo ha considerato molto o abbastanza grave, salendo al 72,8% per le donne coinvolte nel triennio oggetto dell’analisi dell’Istituto.
Tra le donne che hanno subito ricatti nel corso della vita, il 24,2% ha preferito non rispondere sulla conclusione dell’incidente.
Tra coloro che hanno risposto, il 33,8% ha scelto volontariamente di cambiare lavoro o rinunciare alla carriera, mentre il 10,9% è stato licenziato, messo in cassa integrazione o non è stato assunto.
Convegno e dibattito in programma a Bari
Il tema del convegno che si svolge a Bari il 24 novembre 2023, è “Donne e professioni: il contrasto alla violenza nei luoghi di lavoro”. Inizio alle 16.30 nella Sala Museo del Palazzo dell’Acquedotto Pugliese (Via Cognetti 36, a Bari).
Organizzazione a cura del Centro Italiano Femminile – sezione di Bari in collaborazione con l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Bari e Gruppo Donne Medico OMCeO Bari “Agapanto”.
Introduce il simposio la presidente CIF, dott.ssa Benedetta Sasanelli. A seguire i saluti del direttore generale dell’Acquedotto Pugliese Francesca Portincasa e del presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Bari Filippo Anelli.
Si comincia alle 17.30 con il forum dal titolo: “Senza fretta ma senza sosta, il contrasto alla violenza di genere”.
Modera il giornalista Antonio Carbonara. Apre la serie di interventi il dott. Marco Dinapoli, magistrato, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Brindisi. Michela Labriola, avvocato e cultore della materia Diritto di Famiglia affronta il tema della violenza economica (lavoro, welfare, diritti). Previsto, quindi, l’intervento del dirigente Fulvio Manco, che si concentrerà sul ruolo della Polizia Postale nell’ambito del sistema di prevenzione della violenza di genere.
Chiude la serie di interventi Mariantonietta Monteduro, consigliera dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Bari con un focus sulla “violenza a danno degli operatori sanitari”.
A seguire un dibattito pubblico.
In ricordo di Paola Labriola
È previsto un momento in ricordo di Paola Labriola, la psichiatra barese accoltellata a morte il 4 settembre del 2013 da uno dei suoi pazienti. L’omicidio della professionista, che scosse profondamente la città di Bari, mise in risalto il grave problema che affliggeva e, purtroppo, affligge ancora oggi l’ambiente sanitario: la sicurezza degli operatori sanitari.
«Questo convegno – afferma la dott.ssa Sasanelli – è un’occasione per fare un focus non sul fenomeno del femminicidio in generale; bensì sulle violenze alle donne in ambito professionale e quindi nel ruolo di lavoratrici. “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, come cita la Costituzione. E allora ci sembra utile sottolineare e riflettere sull’esistenza e la pericolosità fisica, morale e sociale della violenza che le donne subiscono in un contesto che costituisce il fondamento dell’intero nostro sistema Paese. IL 9% di donne subisce violenza in abito professionale e di queste il 60 % appartiene alla categoria delle professioni sanitarie. È su questo che vogliamo aprire il dibattito per trovare insieme alle istituzioni soluzioni immediate finalizzate alla repressione del fenomeno».