QUESTO PROGETTO VUOLE UTILIZZARE IL TEATRO PER TRASMETTERE ALLE PERSONE L’ESIGENZA DI INTRAPRENDERE AZIONI CONCRETE PER PROTEGGERE IL MONDO DAGLI EFFETTI DEL CLIMATE CHANGE
Grazie al Climate Change Theatre Action si unisce l’arte alla lotta al cambiamento climatico. Nato nel 2015 dall’idea di Elaine Ávila, Chantal Bilodeau, Roberta Levitow e Caridad Svich, il progetto vuole riunire le comunità attraverso il teatro. Le incoraggia così a intraprendere azioni civiche e politiche, a livello sia locale sia globale, per affrontare l’emergenza climatica.
Questa iniziativa ha luogo ogni due anni, in concomitanza con le COP delle Nazioni Unite. Coinvolge cinquanta drammaturghi professionisti, provenienti da tutto il mondo e rappresentanti quindi di diverse culture.
Questi dovranno scrivere opere teatrali di cinque minuti, da mettere poi a disposizione per gli organizzatori degli spettacoli nel mondo, che riflettano su un aspetto in particolare della crisi climatica che stiamo affrontando.
Climate Change Theatre Action fornisce quindi a tutti coloro che vogliono far parte del progetto gli strumenti e le indicazioni su come produrre letture, spettacoli, programmi radiofonici, podcast e adattamenti cinematografici. I collaboratori possono così sfruttare il loro potenziale creativo per metterlo al servizio di un bene comune. Possono progettare il proprio evento in modo che rifletta la propria estetica e coinvolga la comunità, gli artisti locali e la comunità scientifica.
Per questa nuova edizione del festival teatrale, in programma dal 17 settembre al 23 dicembre 2023, l’associazione no profit americana The Arts & Climate Initiative, organizzatrice dell’iniziativa insieme al Centro per le Pratiche Sostenibili nelle Arti, è riuscita a raccogliere più di 10mila dollari.
Il successo di Climate Change Theatre Action
Già nel 2019 l’idea di Climate Change Theatre Action si era dimostrata vincente. Svoltasi in occasione della COP25 a Madrid, ha ottenuto il Climate Arts Award da NewArts e il President’s Sustainability Leadership Award dalla York University.
È stato un successo anche per le reazioni del pubblico. Settecento persone hanno assistito a ciascuno degli spettacoli in giro per il mondo, da Manila a Nairobi fino a New York. Essi sono stati messi in scena non solo nei teatri ma anche in scuole, parchi, centri sociali, chiese e piazze.
Persino gli ambienti universitari e accademici sono stati coinvolti. Per esempio il progetto interdisciplinare “Climate Change Theatre: Play your part!“ ha coinvolto gli studenti dell’Università Statale di Milano, che sono diventati autori di sette brevi testi teatrali.
A questo si aggiunge la produzione presentata al Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico ONLUS, una scuola indipendente che ha lo scopo di promuovere non solo la tutela dell’ambiente ma anche la pace e la cooperazione internazionale.
Cosa perderemo a causa del cambiamento climatico?
Un’altra iniziativa di particolare rilevanza dell’edizione passata è stata “Climate Change Theatre Action sul Tagliamento”. Organizzata in collaborazione con Legambiente, Arpa FVG e NaturaSì ha saputo integrare arte, teatro, scienza, ambientalismo e business.
Il progetto ha coinvolto in particolare l’attore e regista Giovanni Morassutti. La sua suggestiva piece “When”, messa in scena al tramonto sulle rive del fiume Tagliamento e scritta dalla drammaturga canadese Wren Brian, è stata una produzione teatrale multidisciplinare che è riuscita a non far uso e consumo di combustibili fossili grazie a un alimentatore di corrente a pannelli solari.
Morassutti è stato anche l’autore dell’installazione piena di fascino “albero del clima”. Questa scultura raffigurante un albero è diventata lo strumento attraverso cui i partecipanti alla manifestazione hanno potuto esprimere le proprie paure legate al caos climatico, scrivendole su dei nastri da appendere ai suoi rami.
“Che cosa hai paura di perdere?”. È questa la domanda a cui il pubblico ha cercato di dare risposta. Le tragiche conseguenze dovute ai cambiamenti climatici sono, infatti, tante.
Lo scioglimento dei ghiacciai e le temperature in aumento potrebbero farci dire addio alla neve. L’innalzamento del livello del mare potrebbe distruggere isole paradisiache e incontaminate. Il deterioramento degli habitat potrebbe far sparire molte specie animali. Infine la diminuzione delle produttività agricola potrebbe farci dimenticare il gusto del nostro cibo preferito.
Attraverso il linguaggio universale dell’arte si vuole quindi far comprendere a tutti un messaggio chiaro: siamo davvero disposti a pagare un prezzo così alto?