Dopo ogni disastro seguono promesse di ricostruzione e recupero ambientale; ma, spenti i riflettori sulla notizia, il buio ricopre l’inganno, l’umiliazione, l’illusione di interventi annunciati e puntualmente disattesi
Gli uomini si sentono importanti
Céline (pseudonimo di Louis Ferdinand Auguste Destouches, scrittore, saggista e medico francese) aveva ragione e il suo pensiero lo ha fissato nel suo “Viaggio al termine della notte“; gli uomini che si sentono importanti, ossia quelli che amministrano e governano un territorio, una regione, uno stato, hanno sempre l’aria occupata ma, di fatto, vanno a passeggio da mattina a sera.
Prova né è che quando non va bene per passeggiare all’aperto, troppo freddo o troppo caldo, non li si vede in giro, sono tutti dentro a prendersi caffè con la crema, o a concedere interviste tra un dolce e un aperitivo.
È il secolo della velocità, dicono loro; ma per chi ? Grandi cambiamenti, ti raccontano; ma per chi ? Qui, in Italia, dopo tanto frastuono e promesse, non è cambiato nulla. Anzi. Parole, si. Le parole sono cambiate, ma in peggio e buttate a spaglio e tutti fieri di aver fatto risuonare utili verità; ma per chi ? Noi stiamo aspettando ancora, dopo immani tragedie e interventi annunciati.
Annunciati e promessi ma puntualmente disattesi, di ricostruzione dopo crolli come il Ponte Morandi a Genova, o dopo terremoti come quelli in Abruzzo e in Sicilia. Di recupero ambientale non si vede l’ombra continuando a ingannare il tempo e umiliando l’umanità diffusa.
A sprazzi, ogni tanto, qualcuno di questi uomini si interessa a qualcosa di sospeso o abbandonato, a relitti di cantieri pubblici da far ripartire, aree e fiumi da bonificare dimenticati. I media, a supporto, li seguono senza capire. Qualcuno osa criticare, riflettere, scrivere ma, dopo il bagliore della notizia illusoria, tutto viene inghiottito nel nulla, nel già detto, nella denuncia che serve, solo a se stessa.
Siamo persone o percentuali?
Noi ascoltiamo e siamo, per loro, una somma di uomini, donne, bambini e anziani, riconducibili a numeri e percentuali, sotto una pressione economica continua, che sopravvive, su questa penisola dei tesori, non potendo andare oltre, perché c’è il mare tutt’intorno. Per loro siamo umanità gratis, a disposizione ora di un segretario politico, ora di un ministro, ora di un presidente di qualcosa. Ci possiedono, come merce di scambio e ci stringono al collo, ci tolgono il respiro, il lavoro, l’economia, la dignità, la vita.
Sono uomini che contano minuti e soldi, tentando di farci stare in piedi di fronte alla vita. Ma tutti noi abbiamo la sensazione netta, d’essere sopravissuti a dieci anni di guerra mondiale (2008/2018) in cui, senza saperlo, senza che ci siamo resi conto, lentamente ci hanno buttato dentro tra parole, numeri, percentuali e inganni.
Elite finanziarie del Novecento che continuando il loro spregiudicato operare, hanno appiattito tutto: l’etica, la morale, il rispetto dell’umanità e dell’ambiente, azzerando tutto e alimentando rancori nell’umanità diffusa, diffondendo la misura del denaro come unico criterio di scelta e indice di valore.
Il denaro costi quel che costi, al di là dell’umano, al di là della vita e se sei un uomo sensibile, questa verità non ti lascia dopo averti attraversato, anzi, ti lascia un segno indelebile per sempre, nel tempo, cui si contrappongono elemosine economiche pubbliche per la ricostruzione, per il recupero ambientale, per il ricompattamento di argini, collassati da incurie centenarie.
Ma noi non siamo come loro, abbiamo la nostra dignità, il nostro lavoro quotidiano, la vita dura e difficile ma un pensiero si fa strada, dentro di noi, piano piano, un moto d’orgoglio affiora dal di dentro ricordando a noi stessi d’esser nati nei luoghi di Pitagora, Orazio, Zenone, tra templi greci e sepolture sannite, appule, lucane.
Tra cattedrali, castelli medievali: monumenti e storia dell’uomo. E ci viene in mente la Civiltà Magno Greca e l’Impero Romano d’Oriente e d’Occidente, Federico II e la Scuola di Letteratura Siciliana, Dante, i Medici, la Rivoluzione Napoletana e tutto ciò compensa temporaneamente e ci riempie il vuoto dell’infelicità dei ritardi economici e sociali, del lavoro che manca e dell’ambiente abbandonato, da Nord a Sud, in cui viviamo.
Bibliografia Essenziale:
Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte, Corbaccio Editore, Milano, 1992.