IL CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI BARI E IL PARCO DEL CASTELLO, ANTISTANTE IL MANIERO, SARANNO RICONGIUNTI CON IL MARE.
Il Castello Normanno-Svevo di Bari e il Parco del Castello, antistante il maniero, saranno ricongiunti con il mare. Il progetto prevede, però, l’interramento di un tratto di circa 600 metri di due assi viari. I due tratti stradali, che al momento, dividono il fortilizio dall’Adriatico, sono uno urbano e l’altro portuale.
Il progetto è stato denominato “Interazioni Porto Città: Parco del Castello – riconversione castello-porto”.
Il proposito è di “migliorare l’attrattività turistica e a consolidare e irrobustire il rapporto porto-città, fondamentale per produrre sinergie favorevoli sia per le attività portuali che per quelle urbane”.
In pratica, di estendere gli spazi a verde di pertinenza del Castello Normanno-Svevo del XIII secolo, oggi polo museale.
Il piano è stato ammesso al finanziamento da parte del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS), nell’ambito del PAC (Programma di Azione e Coesione) “Infrastrutture e Reti” 2014-2020.
L’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale (AdSPMAM) ha, intanto, avviato la fase relativa alla progettazione definitiva e alla formalizzazione della convenzione.
Il progetto castello-porto fa discutere
Il comunicato dell’AdSPMAM che annuncia l’avvio del progetto delParco del Castello, grazie al finanziamento di 28.092.857,43 euro ottenuto dal MIMS fa subito discutere.
SIGEA, Consulta Comunale dell’Ambiente, e Comitato Parco del Castello sono quantomeno perplessi sulle fasi del progetto.
La Consulta Comunale dell’Ambiente, parte integrante dell’amministrazione comunale, recrimina al sindaco Antonio Decaro di non essere stata, paradossalmente, consultata e quindi di non aver potuto esprimere il proprio parere. Lo stesso al presidente dell’AdSPMAM Patroni Griffi, di non aver potuto consultare le tavole del progetto.
Favorevole all’idea della ricucitura città-porto, il Comitato Parco del Castello lamenta, però, di non essere stato coinvolto nell’operazione, visto che il progetto finanziato dal ministero attraversa il parco di cui il Comitato vanta la primogenitura.
La Società Italiana di Geologia Ambientale avverte: prudenza!
Per il presidente nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA-APS), Antonello Fiore, un intervento del genere «deve essere necessariamente affrontato con grande prudenza da parte degli amministratori».
La città di Bari poggia su una falda di acqua dolce che a sua volta “galleggia” su quella salmastra del mare. Pertanto, gli addetti, devono prevedere anche «il monitoraggio dell’oscillazione della falda su una ampia area e prolungato per più stagioni».
Il giudizio del geologo
Bari, ricorda il geologo, poggia su una falda. La distanza di questa dal piano di fondazione degli edifici è influenzata dalla quantità di pioggia stagionale che si infiltra nel sottosuolo nell’entroterra. Non solo, spiega Fiore ma anche «dalle oscillazioni del livello mare generato dalle maree, dal moto ondoso, dal livello del mare che come documentano diversi studi si solleva a una velocità di 1,5 mm ogni anno».
In molti edifici nel quartiere Murat, per prosciugare i piani di calpestio dei vani interrati si ricorre a pompe idrauliche.
Il sollevamento della falda di acqua dolce, che poggia su quella di acqua marina, negli ultimi anni ha interessato anche la cripta della Basilica di San Nicola. Dagli archivi storici risulta che il pavimento della cripta è stato sollevato di ben 40 cm dall’epoca della costruzione, 1197 (data di apertura), fino al 1800.
Questo dato archeologico, poi, è stato «utilizzato nel 2013 da alcuni ricercatori per stimare il sollevamento del livello del mare Adriatico e da cui gli schemi allegati sono tratti. (R.Pagliarulo, F. Antonioli, M. Anzidei Sea level changes since the Middle Ages along the coast of the Adriatic Sea: The case of St. Nicholas Basilica, Bari, Southern Italy. Quaternary International 288 (2013) pagg. 139 e145)».
Le alluvioni di Bari, nel tempo
I baresi ricordano bene il pericolo e i danni causati dallo scorrere violento delle acque alluvionali.
Gli straripamenti sulla Murgia creano una enorme forza nelle acque superficiali che per defluire in mare travolgono ogni ostacolo.
Al quartiere Libertà, due targhe ci ricordano le alluvioni del 1905, 1915 e 1926. Accanto all’anno è segnata l’altezza raggiunta dall’acqua rispetto al livello stradale.
In seguito, la sicurezza del capoluogo pugliese e dei suoi abitanti è stata affidata ai canali deviatori.
Questi, però, necessitano di una manutenzione costante.
E, forse, «anche una verifica di efficacia visto l’aumento delle superfici impermeabili e l’acqua che essi dovrebbero allontanare».
Garantire il risarcimento dei danni causati dall’eventuale innalzamento della falda
L’interramento nei pressi del mare di una strada, pertanto, «deve essere necessariamente affrontato con grande prudenza da parte degli amministratori», afferma il presidente di SIGEA.
Bisogna prevedere, conclude Antonello Fiore «il monitoraggio dell’oscillazione della falda su una ampia area e prolungato per più stagioni, il censimento di tutti gli edifici della Città vecchia e del quartiere murattiano con vani interrati e la capacità economica di garantire il risarcimento dei danni, per un periodo pluridecennale, causati dall’eventuale innalzamento della falda».