venerdì, Novembre 8, 2024

Caporalato e tutela Made in Italy: “Serve trasparenza nella filiera”

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DAVID GRANIERI, COLDIRETTI: “IL MONDO DELL’AGROALIMENTARE HA BISOGNO DI TRASPARENZA SU TUTTA LA FILIERA, DAL PRODUTTORE ALLA GRANDE DISTRIBUZIONE”. L’ASSOCIAZIONE DI CATEGORIA INTERVIENE CONTRO IL CAPORALATO E PER LA TUTELA DEL MADE IN ITALY

Coldiretti punta i riflettori sul tema della trasparenza nella filiera agroalimentare, contro il caporalato e per la tutela dei prodotti Made in Italy.

«Occorre continuare a lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi», ha detto David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio.

«Il mondo agricolo ha bisogno di trasparenza su tutta la filiera agroalimentare, dal produttore alla grande distribuzione. Temi sui quali come Coldiretti ci siamo sempre battuti per garantire una maggiore attenzione su problematiche, fianco a fianco con l’Osservatorio Agromafie, per assicurare un processo di legalità che coinvolge anche le forze dell’ordine e le istituzioni, impegnate alla lotta al caporalato».

agroalimentare
Un campo di orzo

Trasparenza agroalimentare per la tutela del Made in Italy

Secondo Coldiretti, dunque, l’attenzione va posta su tutta la filiera agroalimentare e non soltanto sul lavoro nei campi, che deve continuare ad essere sempre e comunque monitorato. Si tratta di una battaglia che, oltre al contrasto al caporalato, punta alla tutela degli agricoltori e dei prodotti del Made in Italy.

Si assiste infatti ad una sproporzioni dei costi necessari alla produzione di prodotti, che – sempre secondo Coldiretti – spesso costringono gli agricoltori a lavorare in perdita anche a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, e i costi finali che troviamo nella grande distribuzione.

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Caporalato nel Lazio: Roma e Latina più a rischio

Per quanto riguarda il caporalato ed il lavoro nero, le province del Lazio a rischio più alto sono quelle di Roma e di Latina. Coldiretti parla di “alta concentrazione” di illegalità e criminalità nelle filiere agroalimentari e nell’ambiente, soprattutto nell’Agro pontino e romano.

«Gli occupati nel settore agricolo nel Lazio annualmente registrati negli archivi dell’Inps ammontano nel 2019 (ultimo dato disponibile) a 45.236 unità. Il sistema occupazionale che ne deriva, mostra la prevalenza del lavoro svolto a tempo determinato su quello a tempo indeterminato, appannaggio, in maniera preponderante – conclude Coldiretti – delle maestranze di origine immigrata (Ue e non Ue), superando in questo caso, seppure leggermente, il 90% (24.086 unità) degli impiegati. La restante quota svolge attività a tempo indeterminato (1.262 unità sul totale complessivo di 25.348)», spiega l’associazione di categoria.

I lavoratori agricoli sul territorio laziale sono soprattutto romeni, marocchini e albanesi. Significativa (soprattutto in provincia di Latina) inoltre la presenza di indiani, per la maggior parte originari del Punjab; tunisini e bangladesi.

Il 46% dei 45.236 occupati nella regione è proprio nella provincia di Latina (20.824 occupati). Sono 11.627 (25,7%) gli occupati nella Città metropolitana di Roma; 9.202 (20,3%) nella provincia di Viterbo; 2.006 (4,4%) a Frosinone e 1.577 (3,5%) a Rieti. La maggior è costituita da sono uomini: il 72,5%; il restante 27,5% sono donne.

Numero verde ONA

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