APPROVATO IN VIA DEFINITIVA IL “QUINTO RAPPORTO SULLO STATO DEL CAPITALE NATURALE IN ITALIA – 2022”. TRA LE RACCOMANDAZIONI, LASCIARE UN AMBIENTE MIGLIORE DI QUELLO CHE SI E’ TROVATO
Il Quinto Rapporto sullo Stato del Capitale Naturale in Italia (2022) ha visto la luce nei giorni scorsi, in seguito alla sua approvazione definitiva.
“Il Rapporto e le sue raccomandazioni – spiega l’ISPRA, che fa parte del Comitato per il Capitale Naturale istituito nel 2019 – forniscono elementi da considerare nell’attuazione del Piano per la Transizione Ecologica, della Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e nell’azione di mainstreaming e di governance multilivello della Strategia Nazionale per Sviluppo Sostenibile. A questo proposito si richiama la necessità di agire in ottemperanza al principio del non arrecare danno significativo (DNSH – Do No Significant Harm) e di massimizzare l’adozione di soluzioni basate sulla natura (NBS – Nature-Based Solutions)“.
Capitale Naturale, la raccomandazione: migliorare l’ambiente
“La nostra deve essere la prima generazione che lascia i sistemi naturali e la biodiversità in uno stato migliore di quello che ha ereditato”. È la visione assunta dal Comitato Capitale Naturale, sin dal IV rapporto.
Un punto di vista che potrebbe sembrare banale, quasi scontato, eppure rappresenta una grande innovazione. Questo perché finora si è sempre portata avanti una politica di riduzione del danno, e mai di reale miglioramento dell’ambiente. Si tratta invece di un cambio di paradigma, un ribaltamento della visione delle politiche ambientali tenute finora.
L’obiettivo è quello di “ottenere entro il 2030 il blocco della perdita di biodiversità. Le modifiche costituzionali costituiscono un riconoscimento fondamentale per far comprendere a tutte e a tutti lo straordinario valore della natura nella nostra esistenza e nelle nostre vite quotidiane, riconoscendo il principio di tutela ambientale come un elemento vincolante per i poteri pubblici“.
Biodiversità ed ecosistemi nella Costituzione italiana
Un merito in questo cambio di paradigma è dovuto all’introduzione, nella Costituzione Italiana, della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi fondamentali (art.9) l’8 febbraio 2022. “Anche nell’interesse delle future generazioni”.
Un principio rafforzato dall’art. 41 Cost. che, in tema di esercizio dell’iniziativa economica prevede che quest’ultima non possa svolgersi arrecando danno alla salute e all’ambiente; nonché che possa essere indirizzata e gestita anche “a fini ambientali”, oltre che sociali come già previsto.
“Le innovazioni inserite da questa revisione costituzionale, rispondono finalmente al riconoscimento di un valore fondamentale per una componente essenziale della base della salute di una nazione, e cioè la varietà degli ecosistemi e della biodiversità e i servizi fondamentali che quotidianamente ci vengono da essi forniti.
Pertanto, le innovazioni costituzionali danno alla tutela della biodiversità italiana il rango di principio fondamentale della Repubblica, evidenziando in modo solenne l’importanza della natura per il nostro Paese, la salute dei cittadini, il buon uso del capitale naturale e i servizi fondamentali da esso forniti (inclusi aria pulita, suolo fertile e sano, cibo sano e acqua potabile), indispensabili per le generazioni presenti e future“.
Ampliare del 30% le aree protette in Italia
Entro il 2030 la rete di aree protette, terrestri e marine, dovrà essere ampliata; dovrà inoltre integrare corridoi ecologici che migliorino la permeabilità del paesaggio e aumentino la resilienza al cambiamento climatico.
Come evidenzia la Strategia Europea per la Biodiversità, l’attuale rete di aree protette non è infatti estesa a sufficienza per garantire una adeguata salvaguardia della biodiversità.
Si tratta di attuare una vera e propria governance per la biodiversità, anche attraverso nuove forme di finanziamento, evitando i sussidi dannosi.
Capitale Naturale, diversificare l’energia
Tra le raccomandazioni contenute nel V Rapporto del Capitale Naturale ci sono anche la diversificazione e l’autonomia energetica.
Si tratta di “definire con urgenza una politica nazionale”, non soltanto per la protezione e la rigenerazione del Capitale Naturale; ma anche per affrontare le “difficoltà e le emergenze generate prima dalla ripresa post-pandemica e poi dal conflitto scaturito dall’aggressione russa all’Ucraina”.
La dipendenza estera può essere ridotta anche nell’ambito delle materie prime strategiche. E questo si può attuare ad esempio premendo l’acceleratore sull’economia circolare e sulla bioeconomia; entrambi fattori che contribuiscono alla protezione ed alla rigenerazione per la biodiversità, oltre che all’indipendenza dalle importazioni estere.