martedì, Settembre 17, 2024

Canapa da fibra, risorsa per l’ambiente

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In Italia la canapa – Cannabis sativa L. (La lettera L. indica il cognome dello scienziato Linneo, botanico) – è stata utilizzata per millenni.

Pubblicato il disciplinare

La canapa, punto di forza dei territori rurali, nel rispetto dei principi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. 

Come descrive Assocanapa, associazione che riunisce i produttori e promuove la diffusione di informazioni sulla materia, “per millenni i nostri antenati si sono vestiti, nutriti, scaldati, hanno pregato, scritto, e si sono curati grazie a questa pianta”. Tracce di canapa sono state ritrovate in pipe preistoriche nel Canavese, ai piedi delle Alpi piemontesi, che prende il nome proprio dalla canapa e sulla cui bandiera è stampata la foglia.

Dopo la Russia, il nostro Paese è stato, agli inizi del Novecento tra i primi produttori mondiali di canapa. Nel 1940 la coltura della canapa copriva 90mila ettari del territorio italiano. «Producevamo più canapa di quanto se ne produce oggi in tutto il mondo, con 85mila ettari al 2011 a livello globale», ha ricordato l’ex deputata grillina Loredana Lupo, prima firmataria della proposta di legge sulla coltivazione e la trasformazione di questa pianta.

Proposta diventata legge 2 dicembre 2016, n. 242 che autorizza, dopo sessant’anni, la produzione della cosiddetta canapa industriale.

«Un passaggio decisivo – ha affermato l’agronomo, dopo l’approvazione del suo testo – per restituire all’Italia, dopo sessant’anni, un settore economico radicato nella nostra identità storica».

La canapa da fibra è una pianta coltivata per la produzione di carta e tessuti e uso edile; utilizzata dagli idraulici per guarnire le tubazioni, per la produzione di oli e cordame, di combustibile, nella cosmesi.

I semi di canapa sono ricchi di vitamine, per cui sono molto utilizzati anche nel settore alimentare.

L’importazione di fibre sintetiche dagli Stati Uniti, come il nylon, più economiche, ha obbligato i coltivatori a rinunciare alle piantagioni di canapa da fibra.

Oggi, in seguito all’aumento del prezzo del petrolio e a una maggiore attenzione per la tutela dell’ambiente, la coltivazione della canapa è in ripresa.

Le colture di canapa, infatti, sono in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità. Inoltre, le colture di cannabis sono impiegate per sostituire colture eccedentarie e utilizzate come colture da rotazione.

“La canapa” – Il tavolo del convegno

Fornire a cittadini, scuole e operatori del mondo agricolo una documentazione sulle caratteristiche della canapa e sulla filiera collegata è stato l’obiettivo dell’incontro “La canapa, un’opportunità sostenibile”, che si è tenuto sabato 10 novembre scorso ad Acquaviva delle Fonti (BA).

Il convegno è stato organizzato da Laverdevia, associazione impegnata nell’individuare e valorizzare i punti di forza dei territori rurali con il rispetto dei principi della sostenibilità ambientale, economica e sociale. Partner del progetto Agri Acquaviva, cooperativa agricola il cui obiettivo è recuperare terreni abbandonati e dare lavoro e dignità alla popolazione locale.

Sono intervenuti Fertileva, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea), il Centro di eccellenza di Ateneo per la sostenibilità “Sustainability center” dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, con il patrocinio del Comune di Acquaviva delle Fonti (BA).

“La canapa” – Un momento del convegno

L’incontro è stato un’occasione «per scoprire storia, opportunità e sostenibilità della coltivazione della canapa, analizzare le tecniche colturali e l’importanza della concimazione organica nella nutrizione del suolo e delle colture», ha spiegato Elsa Sciancalepore, addetto stampa del convegno.

Nel corso del seminario è stato presentato «il progetto del campo sperimentale coltivato a canapa, esperienza concreta, rivolta alla collettività, di coltivazione della canapa in un fondo messo a disposizione dal Comune – di Acquaviva delle Fonti – e nel quale poter osservare il comportamento delle cultivar in funzione della gestione del suolo, concimazione ed irrigazione».

«Con la canapa» continua Sciancalepore, «si potrebbero salvare ogni anno centinaia di milioni di alberi, produrre ogni tipo di tessuti, fabbricare carburanti, materie plastiche, vernici non inquinanti, prodotti per la bioedilizia, introdurre principi, tecniche e materiali biocompatibili ed ecosostenibili nei settori dell’alimentazione (semi, olio e farina di semi), avere ricadute positive nel settore occupazionale e imprenditoriale. Una risorsa pulita per un’economia circolare ed ecosostenibile che permetta di sviluppare una cultura ambientale, produttiva e di occupazione giovanile».

Un disciplinare è ora a disposizione delle imprese. Nel corso del CanapaForum 2018 che si è tenuto a fine ottobre a Milano, Cia, Confagricoltura e Federcanapa, sotto il marchio “Fiore di canapa italiano”, hanno presentato il documento che regola come coltivare la pianta, come raccoglierne l’inflorescenza e come lavorarla.

Il marchio Fiore di canapa italiano certifica la produzione nostrana, ne sottolinea la qualità e mette in evidenza la tracciabilità del prodotto.

Il regolamento stabilisce criteri comuni di qualità su come coltivare, raccogliere e conservare le infiorescenze di canapa, tra quelle ammesse nello schedario europeo delle varietà con THC (delta-9-tetraidrocannabinolo o tetraidrocannabinolo è uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis) inferiore a 0,2%.

Numero verde ONA

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