LA STESSA SERA IN CUI L’ORSO JUAN CARRITO MORIVA INVESTITO DA UNA MACCHINA, CADEVA LA MONUMENTALE “QUERCIA DELLE STREGHE” DI LORETO APRUTINO
L’Abruzzo ha perso nel volgere di una giornata due monumenti naturali. Prima l’orso Juan Carrito e subito dopo la “Quercia delle streghe” di Loreto Aprutino (PE).
La Quercia era l’albero monumentale più grande della provincia di Pescara. È bene ricordare che l’Abruzzo è la seconda regione italiana per quantità di alberi monumentali, purtroppo, queste meraviglie naturali stanno morendo anno dopo anno.
Sono esseri viventi che si trovano all’apice di un percorso evolutivo. Perderli significa non solo dire addio a un patrimonio genetico di conoscenza e di adattamento alla vita sulla Terra, ma anche a un tesoro naturale.
La nostra sopravvivenza dipende dalla vita degli alberi. Tre anni fa, nel periodo del lockdown, la Quercia di Roccamontepiano fu abbattuta senza appello grazie a dei “refusi” che ne hanno permesso il taglio. Ora, è sempre più necessario attuare strategie concrete di conservazione per evitare di perdere gli altri alberi monumentali della regione.
La “Quercia delle streghe”
La “Quercia delle streghe” era nota fin dagli anni ’80 ed era documentata nei primi censimenti forestali degli alberi monumentali. Molte le storie nate intorno al gigantesco albero caduto.
Si racconta, infatti, che, avendo il fusto cavo, in tempo di guerra vi si nascondevano il grano e altri alimenti e a volte anche i partigiani.
«Come per il nostro amico Orso, anche per la Quercia non abbiamo fatto abbastanza», dichiarano Italia Nostra Abruzzo e WWF Abruzzo, che proseguono: «anzi diciamolo, gli Alberi monumentali sono abbandonati. Un privato che ha la proprietà di un albero monumentale censito in base ai criteri attuativi della L. 10/2013 non può, giustamente, disporne a proprio piacimento, ma deve chiedere il permesso al Comune, ai Carabinieri forestali, alla Regione e al Ministero. Tuttavia, se l’albero ha dei problemi, i costi di manutenzione sono completamente a suo carico, previa l’approvazione degli enti preposti alla “tutela”».