È la Blue Economy la nuova frontiera della sostenibilità
La nuova frontiera della sostenibilità è la blue economy. Questo è un modello innovativo di sviluppo economico. Si basa su durabilità, rinnovabilità e riutilizzo. Il suo obiettivo è rivoluzionare le attività produttive, traendo spunto dalla natura e azzerando le emissioni inquinanti.
L’idea nasce nel 2010 dall’economista belga Gunter Pauli. Come spiega nel suo libro “Blue economy. 10 anni. 100 innovazioni. 100 milioni di posti di lavoro”, questa nuova forma di economia sostenibile si fonda sulla biomimesi. Il principio alla base è quello di imitare i processi biologici e biomeccanici della flora e della fauna terrestre, per trovare delle soluzioni innovative da applicare alle attività umane.
Infatti, attraverso lo studio della natura è possibile migliorare le tecniche di produzione e trasformazione. Si hanno vantaggi da tutti i punti di vista:
- economico, poiché le nuove forme di produzione possono contribuire a rivitalizzare settori in crisi e a far sviluppare settori emergenti;
- sociale, con la crescita del numero di posti di lavoro;
- ambientale, perché consente di ridurre le emissioni dannose per l’ambiente.
Blue Biotechnology Community: il nuovo progetto europeo
Le cinque più grandi economie blu d’Europa sono Regno Unito, Spagna, Francia, Grecia e, soprattutto, l’Italia, che domina il panorama europeo per il tasso di produttività nell’uso delle risorse marittime.
Il nostro Paese è anche uno dei protagonisti, insieme ad altri Stati del Mediterraneo, del nuovo progetto europeo: “Blue Biotechnology Community”. L’obiettivo perseguito è quello di creare un meccanismo di governance che consenta di superare la frammentazione del settore delle biotecnologie applicate alle risorse marine nell’area mediterranea. In più può favorire l’accesso all’innovazione sostenibile.
«Le biotecnologie sono uno strumento formidabile per la chiusura dei cicli produttivi e la valorizzazione degli scarti in prodotti ad alto valore aggiunto in numerosi contesti», ha dichiarato Cristian Chiavetta, ricercatore ENEA del Laboratorio di Valorizzazione delle Risorse nei Sistemi Produttivi e Territoriali.
L’iniziativa B-Blue, coordinata dall’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha ottenuto il finanziamento di 1,5 milioni di euro. Al programma partecipano anche il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), la Regione Puglia, Hamag-Bicro in Croazia, Hellenic Centre for Marine Research in Grecia, National Innovation Agency in Portogallo, National Institute of Biology in Slovenia, Pole Mer Méditerranée in Francia, Science & Technology Park a Montenegro e Universidad de Murcia in Spagna.
Le aree d’interesse di Blue Biotechnology Community
Blue Biotechnology Community, in meno di due anni, prevede di attivare laboratori multistakeholder. Inoltre vorrebbe creare una piattaforma digitale per arrivare a coinvolgere oltre 300 organizzazioni tra università, centri di ricerca, istituzioni nazionali e locali e imprese di settore.
Nel dettaglio i laboratori saranno attivati in cinque zone costiere:
- Golfo di Manfredonia in Italia;
- Mar Menor nella Murcia in Spagna;
- l’area di Tolone in Francia;
- Golfo di Salonicco in Grecia;
- Golfo di Portorose in Slovenia.
Ognuno di questi dovrà sviluppare soluzioni innovative prendendo spunto dallo studio di spugne, gusci dei molluschi triturati e alghe. Quest’ultime, per esempio, possono essere utili per attuare la bonifica di siti marini contaminati e per produrre energia.
Il laboratorio a Manfredonia in Italia si concentrerà sullo studio di questi componenti in un’ottica di economia circolare. In Spagna, invece, sarà dato spazio alle biotecnologie per la decontaminazione. I ricercatori della Grecia approfondiranno gli aspetti legati alla protezione della proprietà intellettuale nei settori della bioeconomia blu. La Francia studierà nuovi approcci di acquacoltura. Infine, in Slovenia, la ricerca riguarderà l’uso delle microalghe e dei microrganismi marini per la produzione di composti bioattivi.
Se oggi, l’area d’interesse del progetto è il Mediterraneo, in futuro B-Blue potrà diventare un modello replicabile anche in altre zone costiere di tutto il mondo. Il ricercatore Chiavetta ha infatti precisato che i luoghi del bacino del Mar Nero e dell’Oceano Indiano hanno manifestato interesse per uno sfruttamento più sostenibile delle risorse marine. Tuttavia questo dovrà preservare il capitale naturale e proteggere la biodiversità.
L’importanza della blue economy nell’Unione Europea
Anche l’Unione Europea sottolinea come sia necessaria una collaborazione per contribuire alla prosperità della blue economy. Essa deve basarsi su: conoscenza, prosperità, equità sociale e, soprattutto, oceani sani.
Questi, in effetti, «sono un prerequisito indispensabile per un’economia blu fiorente – afferma il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans -. Inquinamento, pesca eccessiva e distruzione degli habitat, associati agli effetti della crisi climatica, sono tutti fattori che minacciano la ricca biodiversità marina da cui dipende l’economia blu. Dobbiamo cambiare atteggiamento e sviluppare una blue economy sostenibile, in cui protezione ambientale e attività economiche procedono di pari passo».
Questo modello promuove un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse, resiliente, competitiva e sostenibile, in cui la biodiversità sia conservata e ripristinata. L’economia blu dell’Unione Europea coinvolge tutte le industrie e i settori connessi agli oceani, ai mari e alle coste. Comprende, quindi, sia le attività che si svolgono direttamente nell’ambiente marino (trasporti marittimi, prodotti ittici, generazione di energia) sia quelle sulla terraferma (porti, cantieri navali, infrastrutture costiere).
Gli obiettivi della blue economy in Europa
Il programma degli obiettivi da portare avanti grazie alla blue economy è talmente ricco che la Commissione Europea ha intenzione di investire 6,14miliardi di euro nel bilancio UE 2021-2027. Tra i principi da perseguire ci sono:
- conseguire la neutralità climatica e zero impatto ambientale, in particolare attraverso lo sviluppo dell’energia oceanica sostenibile, come quella eolica galleggiante, termica e derivante dal moto ondoso e dalle maree;
- passare a un’economia circolare, riducendo l’inquinamento;
- proteggere il 30% della superficie dei mari dell’Europa, per ridurre la perdita di biodiversità, aumentare gli stock ittici, contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla resilienza e generare benefici finanziari e sociali;
- proteggere le zone costiere dal rischio di erosione e allagamento;
- garantire una produzione alimentare sostenibile;
- migliorare la gestione dello spazio marittimo;
- aumentare ulteriormente l’offerta di posti di lavoro ad alto valore. Già attualmente la Commissione europea stima che la blue economy in Europa occupi quasi 4,5 milioni di persone, generando circa 650miliardi di euro di fatturato e 176miliardi di euro in valore aggiunto lordo.