venerdì, Novembre 7, 2025

Aria irrespirabile. Le città italiane riusciranno a rispettare i nuovi limiti europei? Il rapporto di Legambiente

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MANCANO SOLO CINQUE ANNI ALL’ENTRATA IN VIGORE DEI NUOVI LIMITI EUROPEI SULLA QUALITÀ DELL’ARIA, MA LE CITTÀ ITALIANE SI TROVANO DECISAMENTE IMPREPARATE. L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO RIMANE UNA DELLE EMERGENZE SANITARIE PIÙ GRAVI, CON LIVELLI BEN OLTRE I PARAMETRI CHE DIVENTERANNO OBBLIGATORI DAL 2030. COSA EMERGE DAL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE?

L’Italia soffoca: la situazione attuale dell’inquinamento atmosferico secondo il rapporto di Legambiente

Le aree urbane italiane continuano a registrare livelli preoccupanti di inquinamento atmosferico, con concentrazioni di polveri sottili (PM 10 e PM 2.5) e biossido di azoto (NO₂) che superano regolarmente i limiti stabiliti dalla normativa vigente.

Secondo il report Mal’Aria di città 2025 di Legambiente, nel 2024 venticinque città italiane su novantotto hanno oltrepassato i limiti di legge per il PM 10. La situazione è particolarmente critica in città come Frosinone, Milano e Verona, che hanno registrato rispettivamente settanta, sessantotto e sessantasei giorni di sforamento. A preoccupare sono anche Vicenza, Padova e Venezia, dove le centraline hanno rilevato livelli di inquinamento fuori norma per oltre sessanta giorni all’anno.

Milano si conferma tra le città più inquinate d’Italia, con diverse stazioni di rilevamento che hanno superato il limite di trentacinque giorni all’anno con una media giornaliera di PM 10 superiore ai cinquanta microgrammi per metro cubo. Le centraline di Senato, Pascal Città Studi e Verziere hanno registrato rispettivamente cinquantatré, quarantasette e quarantaquattro giorni di sforamento. La situazione non migliora a Verona, dove la centralina di Borgo Milano ha contato sessantasei giorni oltre i limiti, mentre quella di Giarol Grande si è fermata a cinquantatré.

Il problema dell’inquinamento atmosferico non è circoscritto alle grandi città del Nord. Napoli, Torino, Monza, Modena, Mantova, Lodi, Pavia, Catania, Bergamo, Piacenza, Rimini, Terni, Ferrara, Asti e Ravenna figurano tra i centri urbani che hanno superato i limiti di legge, confermando la dimensione nazionale della crisi.

Il 2030 si avvicina: secondo il Rapporto di Legambiente le città italiane sono impreparate

Con l’entrata in vigore della nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, prevista per il primo gennaio 2030, la situazione potrebbe diventare ancora più critica. I nuovi limiti impongono una riduzione significativa dei valori medi annui di PM10 e NO₂, fissandoli rispettivamente a venti microgrammi per metro cubo. Se questi standard fossero già operativi, settanta città italiane su novantotto sarebbero fuorilegge.

Le città più indietro, come Verona, Cremona, Padova, Catania, Milano, Vicenza, Rovigo e Palermo, dovrebbero ridurre le concentrazioni di PM10 tra il ventotto e il trentanove per cento. Per quanto riguarda il biossido di azoto, il quarantacinque per cento dei capoluoghi di provincia non rispetta i nuovi valori. Napoli, Palermo, Milano e Como sono tra le città con le situazioni più critiche, con una riduzione necessaria tra il quaranta e il cinquanta per cento per rientrare nei parametri.

Questi dati confermano che l’Italia è ancora lontana dal rispettare la tabella di marcia indicata dal Green Deal europeo. Le città, che occupano solo il quattro per cento della superficie europea ma ospitano il settantacinque per cento della popolazione e producono oltre il settanta per cento delle emissioni di CO₂, dovranno affrontare una trasformazione radicale nei prossimi anni.

Un’emergenza sanitaria che uccide decine di migliaia di persone ogni anno

L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche una grave emergenza sanitaria. L’Italia detiene il triste primato europeo per morti premature attribuibili alla scarsa qualità dell’aria, con circa cinquantamila decessi ogni anno. L’esposizione cronica a elevati livelli di polveri sottili e biossido di azoto è correlata a un aumento significativo delle malattie respiratorie e cardiovascolari, oltre a essere considerata un fattore di rischio per il cancro ai polmoni.

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2021 il novantasette per cento della popolazione urbana dell’Unione Europea è stato esposto a concentrazioni di particolato fine superiori ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia è tra i Paesi più colpiti, con la Pianura Padana che si conferma una delle aree più inquinate d’Europa.

Le cause dell’inquinamento atmosferico e la necessità di una svolta immediata

Il traffico veicolare è la principale fonte di emissioni inquinanti nelle città italiane. I motori diesel, ancora molto diffusi, rilasciano elevate quantità di biossido di azoto e particolato fine, aggravando la qualità dell’aria. Anche il riscaldamento domestico contribuisce in modo significativo, specialmente nelle regioni settentrionali, dove l’uso di biomasse e combustibili fossili è ancora prevalente. Le attività industriali, sebbene regolamentate, rappresentano un’altra fonte rilevante di emissioni, così come le pratiche agricole e zootecniche nel bacino padano, che rilasciano grandi quantità di ammoniaca, favorendo la formazione di particolato secondario.

Per ridurre l’inquinamento atmosferico è necessario un cambio di rotta immediato. Le città devono adottare misure ambiziose, promuovendo un trasporto pubblico efficiente, investendo nella mobilità sostenibile e incentivando la riduzione delle emissioni nel settore residenziale e industriale. Il passaggio a un modello di città a zero emissioni non è più rimandabile.

Un’opportunità per ripensare la mobilità urbana

La campagna Città 2030, lanciata da Legambiente, si propone di sensibilizzare cittadini e amministrazioni locali sulla necessità di una mobilità più sostenibile. Con venti tappe in tutta Italia, l’iniziativa mira a raccontare come le città si stanno preparando alle sfide del 2030, valutando le strategie adottate per migliorare il trasporto pubblico, ridurre il traffico privato e incentivare l’uso della bicicletta e dei mezzi elettrici.

Fino al 18 marzo, in ogni tappa della campagna si terranno incontri con amministratori, esperti e cittadini per discutere le soluzioni più efficaci per rendere le città più vivibili e sicure. Eventi pubblici, flash mob e iniziative di bike to school accompagneranno il dibattito, con un focus specifico sulla sharing mobility, sulla mobilità elettrica e sul modello delle Città 30, dove il limite di velocità è ridotto a 30 km/h per favorire la sicurezza e la qualità della vita urbana.

Numero verde ONA

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