venerdì, Settembre 13, 2024

Territori infranti: lo spopolamento delle aree interne

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Cosa si intende per aree interne e quali sono

mappa aree interne
Mappatura aree interne

Con l’espressione aree interne si fa riferimento a quelle porzioni territoriali, centri minori di piccole dimensioni, che caratterizzano gran parte del territorio italiano. I tratti distintivi fanno riferimento a:

  • Significativa distanza dai principali centri di offerta dei servizi essenziali;
  • Importante patrimonio ambientale (paesaggi naturali, risorse idriche, sistemi agricoli);
  • Background culturale estremamente diversificato derivante dal peculiare e secolare processo di antropizzazione e spopolamento.

In queste aree, che costituiscono circa il 60% del territorio nazionale, vive un quarto della popolazione italiana. Si tratta di una fitta rete di piccolissimi comuni (che non superano i 5mila abitanti) estremamente differenziata.

È universalmente noto che una parte rilevante delle aree interne ha subito progressivamente, dal secondo dopoguerra a oggi, un processo di marginalizzazione. Fanno eccezione i Comuni che hanno cooperato per la produzione di servizi essenziali e per salvaguardare l’eccezionale patrimonio naturale, culturale e storico. Tali iniziative rendono l’organizzazione economica di queste porzioni di territorio sostenibile e unica.

Nonostante tali meritevoli esempi, lo spopolamento delle aree interne è un fenomeno crescente e un serio problema di governance politica poiché provoca effetti devastanti sul territorio. Un disequilibrio che genera terribili conseguenze per le aree interessate. Le gravi perdite fanno riferimento a memoria e identità delle comunità e alla scomparsa di attività peculiari, fondamentali per il sostentamento delle economie locali e per il rilancio sostenibile di interi territori.

L’impegno per lo sviluppo di questi luoghi è portato avanti nella Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), coordinata dalla Agenzia per la Coesione Territoriale.  L’intervento vede convergere l’azione sinergica di tutti i livelli di governo. Protagonista degli interventi strategici è il territorio.

Cause dell’allontanamento dalle aree interne

fuga aree interne
I giovani decidono di lasciare per sempre le aree interne

Sembra paradossale l’idea che le popolazioni facenti parte di determinati contesti (che hanno una cultura radicata, radici profonde e tradizioni sentite) sentano la necessità di spostarsi per condurre uno stile di vita standardizzato come quello delle grandi città.

Eppure, le difficoltà riscontrate nelle aree interne non sono poche. Tra i fattori che spingono le comunità ad abbandonare tali spazi vi è la fragilità del territorio. Il dissesto idrogeologico, ad esempio, rappresenta una tra le principali cause di spopolamento dei comuni montani. Recentemente, abbiamo avuto dimostrazione di quanto la forza della natura possa portare al collasso intere società, un esempio si è verificato con i terremoti del 2016 e 2017 tra Marche, Umbria e Lazio.

Dal punto di vista dell’offerta educativa questi territori incontrano spesso forti problematiche. L’istruzione dei ragazzi è compromessa dalle difficoltà di spostamento e dalla tendenza alla forte mobilità degli insegnanti. Forte è la dispersione scolastica e questo incide sui livelli di apprendimento, non vengono forniti, a livello educativo, gli strumenti necessari che consentano di restare nel territorio d’origine.

Infine, come si è detto, la lontananza dai servizi di prima necessità incide in maniera definitiva.

Spopolamento aree interne: le problematiche ambientali

abbandono terre
L’abbandono delle terre porterebbe al loro degrado

Le trasformazioni geologiche e ambientali sono causa e conseguenza della predetta dinamica demografica. Caso esemplificativo è l’utilizzo del suolo: nel momento in cui l’uomo si insedia in una determinata porzione di territorio stabilisce un rapporto sinergico con la natura di scambio continuo. L’abbandono delle terre coltivate presenta ricadute sulla prevenzione del rischio idrogeologico, derivato dalla carenza di cure dei terreni.

L’allontanamento dal presidio del territorio implica, inoltre, un forte calo di interesse rispetto alla corretta manutenzione delle superfici naturali da parte dei cittadini rimasti e, conseguentemente, anche da parte delle pubbliche istituzioni. Tutto ciò provoca una conseguente accentuazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico.

Inoltre, non è da sottovalutare che il riversarsi della popolazione proveniente dalle aree interne nei centri urbani genera una crescita forzata di questi ultimi e una forte pressione antropica e ambientale, con effetti di crescente disorganizzazione territoriale e pesanti conseguenze sugli ecosistemi. Siamo perfettamente a conoscenza delle problematiche legate all’inquinamento atmosferico, acustico e termico delle grandi città e sugli effetti sulla salute umana.

Invece, come in precedenza evidenziato, il modello economico delle aree interne è amico dell’ambiente e completamente sostenibile. Si potrebbe arrivare a pensare che le risorse del Recovery fund, di cui si è discusso con l’avv. Ezio Bonanni, nella XX puntata del notiziario ONA News, per la ripartenza sostenibile, potrebbero essere investite nel perfezionamento e nello sviluppo di tali realtà locali.

Le aree interne come leva per la ripartenza post pandemica

economia sostenibile
L’economia delle aree interne è completamente sostenibile

La crisi innescata dalla diffusione del Covid-19 ha acceso un doppio faro sulle “aree interne” del Paese, spesso coincidenti con quelle montane o a forte vocazione rurale. La pandemia ha reso infatti più evidenti le fragilità di questi territori.

Al tempo stesso, però, la crisi pandemica è stata anche un’occasione per fare emergere le molte opportunità che possono generarsi in favore di una ripresa che parta dalle aree interne. Aree in difficoltà ma anche ricche di straordinarie opportunità, socio-economiche e ambientali. Si tratta infatti di aree esposte a temperature e condizioni atmosferiche particolari, con diversità agricola, capaci di offrire al mercato rarità e prodotti di straordinaria qualità.

La rinnovata attenzione per le aree interne è dunque basata sull’idea di un rilancio economico e sociale e di una politica di sviluppo sostenibile, che possa partire proprio da quei luoghi che diventano, oggi, strategici ai fini del ri-orientamento dei modelli economici e dell’organizzazione sociale e territoriale dell’intero Paese.

Strategie nazionali di riqualificazione delle aree interne

snai
SNAI: Strategia Nazionale per le Aree Interne

La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) nasce dall’idea che per questi territori servono politiche specifiche a essi dedicati. Nel momento della sua nascita (2014) erano state previste pianificazioni cicliche con un termine prefissato in data 2020.

Attualmente le aree progetto selezionate sono 71, interessano il 16,9% del territorio nazionale e il 3,46% della popolazione nazionale (2,1milioni circa, al 2011). La dotazione di spesa ha raggiunto 190milioni di euro.

La chiusura delle Strategie consente di entrare, quest’anno, nella fase della piena attuazione. Gli ambiti di intervento sono molteplici: mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della Pubblica Amministrazione, natura, cultura e turismo, agricoltura e zootecnia, bosco, energia, imprese, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione e sicurezza del territorio.

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