Api e impollinatori sono minacciati dalle azioni umane
Gli effetti delle azioni sconsiderate dell’uomo non si vedono solo sul clima ma anche su specie animali importanti per il nostro ecosistema, come le api. Infatti, proprio uno dei più importanti impollinatori è a rischio estinzione.
Solo in Europa, in trent’anni, il numero di api si è ridotto del 70% e la durata media della loro vita è notevolmente diminuita: da cinque a tre anni per le api regine e da trenta a quindici giorni per quelle operaie. In più, circa il 9,2% delle 1965 specie di insetti impollinatori europei sta per estinguersi, mentre un ulteriore 5,2% potrebbe essere minacciato nel prossimo futuro.
Questo fenomeno non coinvolge solo il vecchio continente ma riguarda tutto il mondo. Un chiaro allarme è stato dato anche dal Consiglio Nazionale di Ricerca Scientifica e Tecnologica (CONICET) dell’Argentina. Secondo i ricercatori, dagli anni Novanta a oggi, si è registrato un calo del 25% nelle segnalazioni delle diverse specie di api del pianeta. In particolare le segnalazioni delle cosiddette “api del sudore” (Halictidae), tra le specie più comuni, sono crollate del 17%, mentre per le specie più rare, come le api Melittidae, il calo è stato addirittura del 41%.
L’impatto della scomparsa degli impollinatori
La scomparsa degli impollinatori, in particolare delle api, non è da sottovalutare. Infatti oltre il 75% delle principali colture agrarie (cereali, frutta e verdura) e circa il 90% delle piante selvatiche da fiore si riproducono grazie a questi insetti.
Inoltre l’impollinazione è essenziale per la preservazione della biodiversità e la conservazione degli habitat. Garantisce poi molteplici benefici all’essere umano, come la produzione di alimenti, oli vegetali, fibre (cotone e lino) e legname.
Non bisogna sottovalutare anche il lato economico. Il valore dell’impollinazione animale è pari a circa 153 miliardi di euro l’anno su scala mondiale. Solamente nell’Unione Europea e nel Regno Unito si contano 17 milioni di alveari e 600mila apicoltori, che producono ogni anno circa 250mila tonnellate di miele.
Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sulle api?
I cambiamenti climatici rappresentano una delle principali cause di rischio estinzione di specie animali, compresi gli impollinatori. In particolare, le alterazioni di alcuni parametri climatici, come la temperatura media stagionale, le temperature massime e minime o il tasso d’umidità, hanno provocato una variazione della fenologia della maggior parte degli insetti impollinatori. Questo vuol dire che la sequenza delle fasi di vita di questa specie è cambiata in rapporto ai fattori climatici.
Di conseguenza si è modificata anche la distribuzione stagionale dei servizi di impollinazione. Infatti, lo studio “Combined effects of global change on temporal responses of Belgium bees”, che ha preso in considerazione 2027 specie di insetti europei, ha segnalato l’anticipazione del periodo di attività degli impollinatori in risposta ai cambiamenti climatici. Però ciò ha portato alla sovrapposizione spaziale e temporale tra l’azione di questi insetti e la fioritura, rendendo più difficile e complessa la loro interazione e diminuendo la disponibilità di risorse trofiche per le diverse specie.
Inoltre, l’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera potrebbe portare alla riduzione progressiva del contenuto di proteine del polline, con conseguenti cambiamenti nella biologia degli impollinatori. Infine, se si dovessero verificare le previsioni proposte dall’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), come l’aumento della temperatura di 3,2°C, circa il 50% del numero di insetti potrebbe estinguersi entro il 2100.
Altri fattori che minacciano api e impollinatori
Secondo il Rapporto “Piante e insetti impollinatori: un’alleanza per la biodiversità” del 2021 dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), le pressioni ambientali che subiscono le api sono molteplici e agiscono in sinergia tra loro:
- distruzione, degrado e frammentazione degli habitat;
- inquinamento ambientale da agenti fisici e chimici;
- cambiamenti climatici;
- diffusione di parassiti, patogeni e specie aliene invasive (vespa velutina, ape resinosa gigante, formica faraone e formica argentina).
In particolare causano il degrado degli habitat naturali e contribuiscono a minacciare le api l’urbanizzazione e l’eccesso di pratiche agricole intensive. L’agricoltura intensiva conduce a paesaggi semplificati e alla scomparsa di flora diversificata, riducendo la qualità delle risorse alimentari e la disponibilità di siti per la nidificazione.
Le api sono poi suscettibili alle sostanze chimiche presenti nell’ambiente, come i fitosanitari o i pesticidi, utilizzati per proteggere i raccolti. I pesticidi possono colpire gli impollinatori direttamente (insetticidi e fungicidi) e indirettamente (erbicidi). Nello specifico sono altamente lesivi i neonicotinoidi, pesticidi alternativi all’insetticida DDT, che, secondo diversi studi, sono dannosi non solo per le api, ma anche per vermi, farfalle, plancton e piccoli uccelli.
Iniziative per salvaguardare gli impollinatori
Le api e gli altri impollinatori sono essenziali per la salute dei sistemi agricoli e ambientali. Perciò è importante ideare strategie volte alla loro protezione. Per esempio la Strategia per la Biodiversità 2030 dell’Unione Europea contiene diverse proposte che mirano a salvaguardare la biodiversità, impollinatori inclusi, e a garantire l’integrità degli ecosistemi e la sicurezza alimentare.
Entro il 2030 si prevede di:
- ridurre il consumo di suolo e il degrado degli habitat degli impollinatori;
- incrementare la superficie coltivata con metodi sostenibili e rispettosi dell’ambiente e della biodiversità;
- ridurre del 50% l’utilizzo di pesticidi;
- favorire il mantenimento di specie vegetali selvatiche attraverso aree inerbite e incolte, sia in ambito agricolo sia urbano e periurbano.
Inoltre, a livello europeo, si sta dando particolare importanza al riconoscimento delle pratiche amiche degli impollinatori. Infatti i consorzi naturali favoriscono colture a fioritura di massa e diversificano i sistemi agricoli e le risultanti risorse alimentari degli impollinatori. Ciò è possibile grazie all’impiego di pratiche come la rotazione delle colture, consociazione, orti domestici, agroforestazione, agricoltura biologica e agroecologia.
Pollinate the Planet: tutelare le api e gli apicoltori
La tutela delle api e il sostegno degli apicoltori sono anche gli obiettivi di numerosi progetti, come “Pollinate the Planet”. Grazie a questa iniziativa di 3Bee, supportata da CRAI e Nettare, sono stati donati a diversi apicoltori in tutta Italia sistemi intelligenti di monitoraggio e diagnostica per la salute delle api.
I sistemi Hive-Tech sono dotati di sensori biomimetici che raccolgono i principali parametri biologici dell’alveare. Coniugando l’IoT(Internet of Things) con l’Intelligenza Artificiale si possono individuare eventi significativi all’interno dell’alveare e avvertire l’apicoltore. Inoltre si monitorano costantemente peso, temperatura interna, umidità e intensità sonora.
Codè CRAI Ovest, la cooperativa di negozi alimentari di Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta, ha scelto di sostenere il progetto “Pollinate the Planet”, salvando quasi 3 milioni di api. «Da anni CRAI promuove iniziative concrete capaci di produrre un impatto significativo in termini di sostenibilità» ha dichiarato Rossella Pastorino, la responsabile Marketing & Comunicazione della cooperativa, la quale ha scelto di sostenere le aziende di apicoltura della propria zona, come Il Giramiele a Favria Canavese in Piemonte e Le api delle Alpi a Donnas in Valle d’Aosta.