martedì, Dicembre 3, 2024

Un’ape per amica 2.0: insieme ambiente e solidarietà

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IL PROGETTO “UN’APE PER AMICA 2.0” UTILIZZA L’APICOLTURA PER TRASMETTERE I VALORI AMBIENTALI E DI INCLUSIVITÀ SOCIALE

È giunto alla sua seconda edizione il progetto “Un’ape per amica”, avviato da Mirjac Onlus. Questa è una cooperativa sociale la cui missione è migliorare la vita di persone con disabilità e promuovere il rispetto di tutte le forme di vita. Per questo fonda le proprie attività sull’unione tra tutela dell’ambiente e solidarietà umana.

Si avvia così, grazie anche al sostegno di Unione Buddhista Italiana e alla collaborazione di enti locali e partner internazionali, “Un’ape amica 2.0”, che ha lo scopo di promuovere una nuova cultura ecologista tramite la pratica dell’apicoltura, la quale diventa uno strumento di conoscenza e consapevolezza. Inoltre si prefigge anche di favorire le opportunità occupazionali per persone con esigenze speciali o che si trovano in uno stato di difficoltà.

In particolare l’idea progettuale è ampliare il percorso multi-esperienziale, inaugurato nella prima annualità, mirando ad avvicinare i bambini e gli adulti al mondo delle api, e a incentivare una più ampia riflessione sulla natura e sulla diversità. Quindi l’apicoltura diventa il mezzo per far comprendere i delicati equilibri su cui si fonda il nostro ecosistema e promuovere l’inclusione sociale.

Con Un’ape per amica 2.0 si vuole costruire un mondo migliore non solo per le api ma per tutti. Fa appello al nostro senso di comunità e di appartenenza alla natura, alla quale non solo siamo indissolubilmente legati, ma di cui siamo parte integrante.

Un’ape per amica: dipendenza reciproca tra ape e uomo

Le api hanno un ruolo essenziale e insostituibile a sostegno dei mezzi di sussistenza della popolazione di tutto il mondo. La specie più popolare è l’Apis mellifera, l’ape domestica, conosciuta anche come ape italica. Il valore di questa specie, originaria dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa, è legato, oltre che al servizio d’impollinazione, anche alla produzione di miele, cera, propoli e pappa reale.

Dalle api dipende l’impollinazione di due terzi delle piante commestibili. Inoltre circa il 70% delle centoquindici principali colture agrarie mondiali beneficia dell’impollinazione animale. In particolare, in Europa, la produzione di circa l’80% delle duecentosessantaquattro specie coltivate e l’88% delle piante selvatiche da fiore dipende dall’attività degli insetti impollinatori.

Anche a livello economico il loro contributo è fondamentale. La produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione animale ha un valore stimato tra 235 e 577 miliardi di dollari. In più, in tutta l’Unione Europea si contano almeno 600mila apicoltori, che gestiscono 17 milioni di alveari e producono circa 250mila tonnellate di miele l’anno.

«Tutti noi abbiamo il dovere di contribuire a proteggere le api e gli altri impollinatori – ha dichiarato la vicedirettrice generale della FAO, Beth Bechdol -. Così si salvaguarda la biodiversità e si rafforzano i sistemi agroalimentari». Perciò ora le api dipendono da noi come noi continuiamo a dipendere da loro.

Le cause della crescente moria di api

Tuttavia, nel mondo si registra una continua riduzione del numero delle colonie di api e il declino delle loro popolazioni. Infatti gli entomologi sostengono che in molti Paesi, come l’Italia, questi impollinatori non siano più in grado di formare colonie autonome a causa dello sfruttamento del territorio da parte dell’uomo.

Il fenomeno è conosciuto come spopolamento degli alveari o moria delle api ed è stato segnalato dagli apicoltori sin dal 2003. Sono molti i fattori che hanno un impatto negativo sulla salute e sulla sopravvivenza delle colonie di api da miele. In particolare la causa principale è la distruzione, il degrado e la frammentazione degli habitat e la semplificazione del paesaggio, con l’eliminazione di fasce inerbite, siepi e boschetti.

Inoltre contribuiscono al declino del numero degli impollinatori, registrato soprattutto in primavera, cioè quando bottinano maggiormente, passando di fiore in fiore:

  • agricoltura intensiva;
  • ridotta disponibilità delle risorse alimentari;
  • attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e funghi) e parassiti (insetti e acari), tra cui specie invasive come l’acaro varroa, il calabrone asiatico e lo scarabeo dell’alveare;
  • cambiamenti climatici;
  • cambiamento culturale e commerciale delle pratiche di apicoltura;
  • esposizione ai pesticidi usati per la difesa delle colture agrarie.

Un’ape per amica e Giornata mondiale delle api

Nel 2016 il Rapporto di valutazione tematico su impollinatori, impollinazione e produzione alimentare, pubblicato dall’IPBES (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), ha stimato che un numero crescente di specie di impollinatori in tutto il mondo è sull’orlo dell’estinzione.

Per portare all’attenzione pubblica questa grave emergenza, la Repubblica di Slovenia, su iniziativa dell’Associazione slovena degli apicoltori, avviò le procedure dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) per approvare la creazione di una giornata mondiale dedicata alle api. Grazie a essa si vuole sottolineare l’importanza di tutti gli impollinatori per l’ambiente e per l’uomo.

Così, il 20 dicembre 2017, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso che il 20 maggio di ogni anno diventi la Giornata mondiale delle api.

La situazione dell’ape in Italia: i dati ISPRA

In Italia è l’ISPRA a monitorare lo spopolamento delle colonie di api e a identificarne le cause. I dati finora rilevati dimostrano un crescente aumento dei casi di moria di questi impollinatori, imputabile sia all’accresciuta esposizione degli insetti ai prodotti fitosanitari sia all’aumento della partecipazione degli apicoltori ai programmi di rilevazione, che è su base volontaria.

Nello specifico, l’analisi indica che i mesi con maggior numero di casi di morie denunciati sono aprile, maggio e giugno, coincidenti con le fioriture primaverili. In tali periodi è, infatti, vietato effettuare trattamenti fitosanitari poiché le api svolgono un’intensa attività di bottinamento, che le rende maggiormente vulnerabili alla presenza di inquinanti diffusi nell’ambiente.

Inoltre, nel 2019, le regioni con un maggior numero di casi di morie di api sono, in ordine: il Veneto, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia, il Piemonte, la Valle d’Aosta, la Calabria e la Campania.

Per ridurre il rischio di effetti negativi per gli impollinatori, l’ISPRA consiglia di:

  • rispettare le norme e le raccomandazioni di uso dei prodotti fitosanitari;
  • promuovere un’agricoltura sostenibile;
  • realizzare siepi tra i filari delle colture erbacee e arboree, allo scopo di creare una maggiore diversità di habitat;
  • ridurre l’uso di pesticidi, cercando forme alternative di controllo di patogeni, parassiti ed erbe infestanti;
  • migliorare le pratiche di allevamento delle api domestiche.

Numero verde ONA

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