IL 24 APRILE È LA GIORNATA MONDIALE DEGLI ANIMALI DA LABORATORIO, OCCASIONE IN CUI È STATA RIBADITA LA CRUDELTÀ E L’INUTILITÀ DI QUESTA PRATICA
La Giornata Mondiale degli Animali da laboratorio è un’iniziativa realizzata proprio per sensibilizzare il pubblico e per sottolineare la necessità di superare una pratica così crudele.
Tuttavia, in Europa sono ancora milioni gli animali che vengono utilizzati per la ricerca scientifica.
La scelta ricade quasi sempre su: scimmie, cani, gatti, ratti, ma anche cavalli, maiali, rane e cefalopodi.
Per questi motivi, le parlamentari di Alternativa Emanuela Corda, Luisa Angrisani e Jessica Costanzo, hanno precisato in una nota alcuni dettagli molto interessanti relativi all’argomento.
Direttiva Europea 2010/63: come ha reagito l’Italia?
Le tre parlamentari hanno esplicato nella nota che nonostante la Direttiva Europea 2010/63, in Europa sono circa 9milioni gli animali esposti a questo rischio.
Ma cosa dice la Direttiva Europea 2010/63? La presente direttiva si pone come obiettivo finale quello di tutelare le cavie da laboratorio limitandone l’uso in alcuni ambiti di ricerca.
Qualche anno più tardi l’Italia per uniformarsi a tale Direttiva ha elaborato il decreto legislativo n. 26/2014.
Il decreto legislativo n. 26/2014 disciplina nel nostro Paese l’uso delle cavie da laboratorio.
Per esempio, grazie a questo decreto legislativo, non vengono più utilizzate cavie per xenotrapianti e sostanze d’abuso.
Come è noto, le cavie da laboratorio sono state utilizzate per anni nella sperimentazione di farmaci contro le dipendenze. Per non parlare dei test che prevedono impianto ed espianto di organi.
Nonostante le finalità di tali operazioni siano nobili, infatti nessuno mette in dubbio il fine degli esperimenti scientifici, tutta questa crudeltà dovrebbe cessare.
Uso degli animali per sperimentazione universitaria
Un altro divieto introdotto in Italia a seguito del decreto legislativo è l’utilizzo di animali per la formazione universitaria.
Da questo divieto però vengono esonerati gli studenti di medicina e veterinaria.
Ammettiamo che questo divieto pregiudica in maniera trasversale la formazione dei futuri ricercatori italiani.
È infatti noto che negli altri Stati la ricerca avanza più velocemente e, in parte, dicono sia dovuto anche a questo.
Stop anche all’allevamento per uso scientifico
Il decreto legislativo n.26/2014 vieta finalmente anche allevamento di cani, gatti e primati non umani da utilizzare in test scientifici.
Questo però implica l’acquisto e la deportazione estera delle cavie, sottoponendo le stesse a un calvario ancora più triste e stressante.
Le parlamentari di Alternativa hanno messo in evidenza come i Paesi europei non rispettino del tutto la direttiva.
Difatti, il documento specifica che l’uso degli animali nei laboratori è consentito solo quando rappresenta l’ultima scelta.
Infatti, il loro impiego è consentito solo quando il responsabile del progetto di ricerca sia in grado di dimostrare l’impossibilità di raggiungere il risultato, utilizzando un altro metodo di sperimentazione scientifica.
Inoltre, questa metodologia scientifica non assicura sempre risultati eccellenti. Il motivo è che tra l’organismo dell’uomo e quello animale ci sono sicuramente tantissime differenze genetiche da non poter trascurare.
Arrivati a questo punto potremmo chiederci il motivo di tanta sofferenza recata a quelli che non dimentichiamo sono esseri viventi.
Anzi, forse la loro colpa è proprio quella di essere vivi e lontanamente simili a noi e mentre parte del continente si mobilita per la tutela del mondo animale, l’altra metà riesce, nonostante le disposizioni europee, a continuare questa strage.
Gli animali come cura e non come cavia
Fortunatamente i nostri amici pelosi incontrano nella vita anche delle iniziative benevole e speciali che li coinvolge.
Un esempio lampante è l’utilizzo di essi per la Pet Therapy. Come puoi osservare in questo articolo cani, gatti, conigli e così via, vengono fatti interagire con gli uomini anche a scopo terapeutico.
In conclusione, Corda, Angrisani e Costanzo, rivelano che l’ Ocse ha già approvato la sostituzione degli animali con l’impiego di metodi in vitro ed algoritmi informatici.
Inoltre, entro il 2025 dovrebbe essere redatto un Piano di superamento completo e regolato da passaggi ben stabiliti, che metta una volta e per tutte al sicuro i nostri piccoli amici.