lunedì, Marzo 20, 2023

Ammiragli condannati, depositate le motivazioni

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LA III SEZIONE PENALE DELLA CORTE DI APPELLO DI VENEZIA HA DEPOSITATO LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA CHE CONDANNA ALTI UFFICIALI DELLA MARINA MILITARE PER LA MORTE DI DECINE DI MARINAI A CAUSA DELL’AMIANTO

“…la loro responsabilità starebbe nella mancata informazione dei rischi, nel mancato utilizzo dei dispositivi di protezione e di misure volte a limitare le esposizioni. Tutti comportamenti che potevano essere attuati a costo zero e che erano un esatto dovere dei responsabili”.

Così la III sezione penale della Corte di Appello di Venezia nelle motivazioni della sentenza n. 2512/2022 che condanna gli alti ufficiali della Marina Militare che hanno provocato la morte di decine e decine di sottoposti e personale civile impiegati a bordo di unità navali e a terra.

Nelle motivazioni della sentenza del Tribunale di Appello si legge che “il campione indicato è francamente esiguo, l’analisi non ha alle spalle uno studio più analitico, né un caso controllo, né una coorte. Prova solo che non vi è una dose soglia in grado di assicurare l’assoluta certezza del rischio, ma questo è un dato pacifico in letteratura”.

La Corte ha, inoltre, sottolineato che “se il mesotelioma fosse veramente dose indipendente, la curva storica della sua incidenza sarebbe stata pressoché piatta. Invece la stessa si è impennata proprio in funzione del progressivo utilizzo dell’amianto nei diversi comparti produttivi, a partire dalla cantieristica navale”.

Imputati assolti in primo grado

In primo grado, il Tribunale di Padova aveva assolto tutti gli imputati sostenendo che non era certo il nesso causale tra l’esposizione all’amianto e le patologie asbesto-correlate di cui si era ammalato il personale militare e civile, poi deceduto.

Gli stessi giudici avevano ritenuto che le diagnosi non fossero del tutto indubitabili e, quindi, avevano sollevato gli ufficiali da ogni colpa per una presunta carenza di fondi per la bonifica dei luoghi di lavoro. Sia a bordo del naviglio sia nelle officine a terra.

Una sentenza che non aveva, nella maniera più assoluta, soddisfatto né l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto né lo stesso Procuratore Generale di Venezia, Federico Prato, che hanno impugnato l’assoluzione. 

La superperizia delle parti civili

È stata, quindi, ordinata una nuova perizia, portata a termine da due massimi esperti della materia, Dario Consonni e Bruno Murer, i quali hanno evidenziato le errate conclusioni cui era pervenuto il primo giudice. Questi, tra l’altro, aveva ritenuto soltanto tre le parti lese decedute a causa di mesotelioma. Quando, in realtà, l’esposizione all’amianto stava causando una vera e propria epidemia tra quanti hanno prestato servizio a bordo. Dove il materiale di asbesto è stato in maniera abbondante utilizzato some isolante termico.

L’affondo delle parti civili

L’avv. Bonanni, legale dei familiari del maresciallo Tommaso Caserta, dell’ufficiale di macchine Francesco Paolo Sorgente e dell’elettricista Giovanni Gallo, è riuscito, quindi, insieme con i colleghi delle altre parti civili a ribaltare il primo giudizio.

Le parti civili, con i fatti, hanno convinto la Corte di Appello che il dubbio insinuato in merito al nesso causale tra amianto e malattia, sollevato dal Prof. Pira non era fondato. Infatti, sostengono i legali, il Prof. Pira non ha alcuna specializzazione in anatomopatologia. Competenza indispensabile “per pervenire alla pronuncia assolutoria, senza verificare che le sue tesi fossero condivise dalla comunità scientifica e senza accertare il grado di indipendenza dell’esperto”, è scritto ancora nelle motivazioni del tribunale di Appello.

Nelle quali si legge ancora che “il campione indicato è francamente esiguo, l’analisi non ha alle spalle uno studio più analitico, né un caso controllo, né una coorte. Prova solo che non vi è una dose soglia in grado di assicurare l’assoluta certezza del rischio, ma questo è un dato pacifico in letteratura”. Viene sottolineato, inoltre che: “se il mesotelioma fosse veramente dose indipendente, la curva storica della sua incidenza sarebbe stata pressoché piatta. Invece la stessa si è impennata proprio in funzione del progressivo utilizzo dell’amianto nei diversi comparti produttivi, a partire dalla cantieristica navale”.

Le condanne

Pertanto, la Corte di Appello di Venezia ha condannato Agostino di Donna a 2 anni di reclusione, Angelo Mariani e Guido Venturoni alla pena di 1 anno e 6 mesi e Sergio Natalicchio a 1 anno di reclusione. Tutti, unanimi al ministero della Difesa, responsabile civile, sono stati condannati al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite. Quindi al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 50mila euro ad erede.

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