Johnson & Johnson, multinazionale statunitense si occupa della produzione di prodotti farmaceutici e per la cura personale. è stata condannata dal tribunale americano di St. Louis (Stati Uniti) per la presenza di asbesto nel suo borotalco. Le fibre di asbesto sono ritenute responsabili del cancro alle ovaie di ventidue donne.
La decisione del tribunale del Missouri (USA) è arrivata
Il verdetto, secondo la portavoce dell’azienda Carol Goodrich, «è il prodotto di un processo fondamentalmente ingiusto». Per Johnson & Johnson, i prodotti non contengono asbesto e non causerebbero il cancro alle ovaie; «i molti errori presenti in questo processo – ha insistito Goodrich – sono stati peggiori di quelli nei precedenti processi che sono poi stati capovolti».
Maxi risarcimento a carico dell’azienda statunitense
La giuria americana ha stabilito, in un primo momento, in 550milioni di dollari, cioè circa 25milioni di dollari per ognuna delle ventidue donne rappresentate nel processo, i danni compensativi. Però, dopo un nuovo consiglio, la corte ha deliberato anche i danni punitivi (con sentenza 05/07/2017 n° 16601, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono espresse sulla compatibilità del risarcimento punitivo con il sistema giuridico italiano – ndr) quantificandoli in 4,14 miliardi, per un totale di 4,69miliardi di dollari.
«L’Osservatorio Nazionale Amianto – ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni presidente dell’associazione – ha da tempo proposto che anche in Italia ci sia il criterio del danno punitivo, piuttosto che il profilo penale, in modo da dissuadere situazioni analoghe».
Mark Lanier, l’avvocato delle ventidue donne che hanno rivelato di essere affette di cancro alle ovaie, ha accusato duramente la Johnson & Johnson di essere a conoscenza dell’asbesto contenuto nei suoi prodotti al talco e di aver tenuta nascosta l’informazione al pubblico, difendendo l’immagine del borotalco per bambini come la «sua mucca sacra». La J.J – ha aggiunto Lanier – avrebbe anche «truccato i test per evitare di mostrare la presenza di asbesto».
«Come se la vendita di un prodotto potenzialmente pericoloso per la salute umana, potesse valere più della vita stessa dell’uomo – ha commentato Bonanni -. La società, infatti, continua a difendersi e rinnegare le accuse, affermando addirittura di essere al centro di un processo ingiusto».
Questa condanna conferma le tesi sostenute da anni dall’Osservatorio Nazionale Amianto. L’associazione che tutela le vittime dell’amianto, infatti, aveva segnalato già da qualche tempo il pericolo delle fibre contenute nel talco.