Quando si parla di amianto, i numeri fanno impressione, paura: le stime indicano tra 3mila e 6mila morti ogni anno, per malattie asbesto-correlate; sono circa 40milioni le tonnellate di Eternit (fonte Secondo Rapporto Mesoteliomi dell’Osservatorio Nazionale Amianto) e altri manufatti che contengono le fibre killer, miliardi. I dati, aggiornati ad aprile 2018, parlano di 75mila ettari di superfici contaminate. Inoltre ci sono tra 1 e 2,5miliardi di metri quadri di coperture e tetti in amianto su capannoni, strutture, edifici pubblici e privati. Da questi si sprigionano nell’aria 7.500 tonnellate di fibre d’amianto l’anno. Migliaia gli edifici pubblici, tra i quali scuole e ospedali, non ancora bonificati.
Un periodo di latenza che va dai 12 ai 40 anni.
Sono passati 26 anni da quando la legge 27 marzo 1992, n. 257 ha stabilito, all’art. 1, comma 2, il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti che contengono amianto; ma le conseguenze dell’esposizione alla fibra killer raggiungeranno l’apice solo tra qualche anno. Infatti, prima dell’insorgenza dei casi di tumore, soprattutto del mesotelioma pleurico, passa un periodo di latenza che va dai 12 ai 40 anni.
Per liberare e bonificare il Paese dal pericolo dell’amianto, garantire la giustizia previdenziale agli esposti alla fibra killer, risarcire le vittime innocenti, curare i malati e finanziare la ricerca clinica, Cgil, Cisl e Uil hanno manifestato oggi a Bari – in contemporanea a Milano -, “per avere risposte dal Governo sulle problematiche che riguardano questo killer silenzioso – dicono – che continua a mietere oltre 3 mila vittime ogni anno in Italia”.
Nel corso del sit-in davanti al Palazzo del Governo, nel capoluogo pugliese, le tre sigle sindacali hanno chiesto – nelle interviste rilasciate all’ANSA – che “che venga almeno raddoppiato il contributo destinato alle vittime di amianto, che attualmente è di 5.600 euro una tantum”. Auspicando di “riaprire un dialogo anche con la Regione Puglia che ha fatto un piano amianto che giace da anni in un cassetto“, ha detto Antonella Morga della segreteria regionale CGIL.
Le richieste al governo per la bonifica
Al governo i sindacati chiedono che “si acceleri la bonifica dei siti inquinati – dice Enzo Lezzi, segretario regionale CISL – con una mappatura che riguardi soprattutto gli edifici pubblici, come le scuole”.
“Bari e Molfetta sono tra i primi dieci comuni del sud, tra i primi 100 in Italia, dove è altissima l’incidenza del mesotelioma”, evidenzia Giuseppe Boccuzzi, CISL Bari, annunciando una richiesta di incontro anche al sindaco della Città Metropolitana di Bari “per sollecitare una mappatura dei siti inquinati e un piano delle bonifiche”.
Da Franco Busto, UIL, la richiesta di “attivare anche in Puglia, come avviene già in altre regioni, il Rem, Registro Mesoteliomi, per avere un quadro chiaro della diffusione della patologia dovuta all’amianto e avviare una grande opera di bonifiche”.
In una nota unitaria di Cgil, Cisl e Uil, si legge, inoltre, che bisogna garantire “un’effettiva bonifica dell’amianto negli ambienti di vita e di lavoro dei cittadini e dei lavoratori. Bisogna garantire la giustizia previdenziale ai lavoratori esposti all’amianto, che hanno un’aspettativa di vita più bassa rispetto alla generalità dei lavoratori, superando una frastagliata e contraddittoria legislazione. Bisogna risarcire dignitosamente le vittime innocenti di questa strage silenziosa, sull’esempio del modello francese di sicurezza sociale”.
Continua la nota dei confederati che “bisogna rafforzare le strutture dei centri operativi regionali per la rilevazione di tutti i tumori dovuti all’amianto, al fine d’individuare le causali delle patologie correlate all’asbesto e definire piani puntuali di prevenzione e di bonifica. Bisogna dare certezza per un sistema sanitario di qualità, specialistico e omogeneo sul territorio nazionale, che si prenda cura delle persone malate a causa dell’amianto, sia attraverso la sorveglianza sanitaria attiva sia con la specializzazione di centri clinici di alto livello. Bisogna finanziare concretamente la ricerca preclinica e clinica sulle terapie efficaci per la cura dei mesotelioma. Per il raggiungimento di tali obiettivi, reiteriamo la nostra richiesta d’incontro al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio”.
I presidi di Milano e di Bari di oggi 6 novembre presso le prefetture sono un primo segnale, dato sia al governo centrale sia a Regioni e Comuni, per un loro maggiore coinvolgimento, prima del presidio nazionale a Roma, l’8 novembre, davanti alla sede del ministero del Lavoro.