“Giornata mondiale delle vittime dell’amianto”
La dichiarazione di Ezio Bonanni, presidente dell’ONA
Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’amianto provoca non meno di 107.000 decessi ogni anno, di cui circa 1.800 solo in Italia.
Il numero dei malati di mesotelioma e dei defunti a causa della fibra killer è, però, destinare a salire di molto nei prossimi dieci anni.
Negli ultimi 150 anni l’amianto è stato utilizzato quasi in 3mila diverse applicazioni, che vanno dall’edilizia all’industria alimentare.
In Italia, l’asbesto è stato messo al bando nel 1992 – solo altri cinquantacinque Paesi al mondo hanno vietato in via definitiva la produzione e la vendita dell’asbesto -.
Tuttavia nel nostro Paese l’amianto continua a sbarcare da navi e arei che provengono dall’estero. Dalla Cina, per esempio. Dalla quale, infatti, continuiamo a importare prodotti che contengono amianto, come giocattoli, thermos e capi di vestiario ignifughi.
Il Paese della Grande Muraglia, difatti, è il maggiore consumatore di amianto, seguito da Russia, India, Kazakhistan, Brasile, Indonesia, Tailandia, Vietnam e Ucraina.
Secondo alcune stime, sono più di 2milioni di tonnellate l’anno le tonnellate di amianto lavorato e 125milioni i lavoratori, in tutto il mondo, esposti alla fibra killer.
In Italia, ci sono ancora 40milioni di tonnellate di materiali che contengono amianto, di cui 33milioni di materiali compatti e 8milioni friabili.
Si stima che ci siano circa un milione di siti contaminati, di cui almeno 50mila industriali e 40mila siti di interesse nazionale. Secondo valutazioni dell’Osservatorio Nazionale Amianto, confermate poi dal CENSIS, l’amianto è presente in 2.400 scuole. Di conseguenza, sarebbero esposti più di 352.000 alunni e 50mila tra personale docente e non docente; un migliaio (stima per difetto perché sono ancora in corso le rilevazioni dell’ONA) tra biblioteche ed edifici culturali; 250 ospedali (anche questa stima è per difetto perché la mappatura dell’ONA è ancora in corso).
E sono 300mila i chilometri di tubature di eternit presenti nella rete idrica nazionale, più della metà del totale che ammonta a cieca 500mila Km, realizzati prima dl 1992.
È di questi giorni la notizia che lo Stato ha stanziato appositi finanziamenti per la messa in sicurezza e la bonifica del giacimento di Settarme. La miniera, in valle D’Aosta, ai piedi del Mont Obrè, era già inserita tra i Siti di Interesse Nazionale.
La cava, di amianto crisotilo, fu scoperta nel 1872.
Fu sfruttata, sia a cielo aperto sia in galleria, in maniera artigianale fino alla fine del XIX secolo. Quindi, una società inglese estrasse il materiale di asbesto con lavorazione industriale fino al 1939. Durante la Seconda guerra mondiale, la concessione della miniera passò alla Società delle Cave di San Vittore.
Le operazioni di scavo cessarono definitivamente nel 1968, perché non era più conveniente sfruttare il giacimento alla maniera industriale.
Un primo finanziamento di circa 4milioni e 200mila euro ha permesso alla Regione Autonoma Valle d’Aosta di realizzare una prima serie di interventi.
Nel mese di febbraio 2015 è stato concesso un nuovo finanziamento di circa 13milioni e 600mila euro, per ultimare la bonifica del sito.
In particolare, per mettere in sicurezza le discariche di sterili e mettere in atto il progetto di recupero ambientale dell’area con la realizzazione di una zona lacustre.
Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, avv. Ezio Bonanni, nell’intervista rilasciata alla TGR della Scienza e dell’Ambiente “Leonardo”, chiede «che si arrivi al più presto alla messa al bando mondiale dell’asbesto».
Dal 2005 a oggi, infatti, tutte le agenzie delle Nazioni Unite che hanno fatto il tentativo, sono state frenate dalla potentissima lobby internazionale dei Paesi estrattori e produttori.