sabato, Aprile 19, 2025

Amazzonia: al varo una legge contro gli Indios e la foresta

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Un duplice attacco: contro gli indios e contro la foresta

Se l’Amazzonia dovesse cessare di essere un grande “regolatore climatico” sarà impossibile contrastare il cambiamento climatico.

Dal 2020 a oggi, l’Amazzonia ha subito la più grande deforestazione degli ultimi dodici anni. Secondo i dati dell’Inpe, l’istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile, sono stati distrutti 1.085.100 ettari di terreno.

Un’altra ricerca, condotta dall’ISA, Istituto Socio Ambiental di San Paolo, ha, inoltre, evidenziato come nei primi due anni del governo Bolsonaro la defprestazione sia aumentata di quasi il 48% nelle aree protette dell’Amazzonia.

Amazzonia: si teme il Progetto legge 490

L’ennesimo attacco arriva dalla Commissione per la Costituzione, la Giustizia e la Cittadinanza brasiliana, attraverso l’approvazione del progetto legge “PL 490”.

Se il congresso nazionale dovesse ratificarlo, avremmo un duplice attacco: uno contro gli indios, uno contro la foresta.

Una legge che modifica la costituzione in via ordinaria

In particolare, la legge voluta dai parlamentari vicini a Bolsonaro, e dalla cosiddetta “Bancada ruralista” (una lobby che raccoglie 200 deputati federali su 513 di diversi partiti), vorrebbe:

  • cacciare gli indios dalle proprie terre;
  • vietare l’espansione delle terre che sono già state delimitate, indipendentemente dai criteri e dalle rivendicazioni delle popolazioni indigene interessate;
  • rendere possibile l’entrata nelle aree abitate da indios isolati per motivi di pubblica utilità, cioè per sfruttare e depredare la foresta.

Quali sono i protagonisti della triste storia?

La Bancada ruralista rappresenta gli enormi interessi dei grandi produttori agricoli e dei latifondisti. È considerata la più influente nella discussione, articolazione e negoziazione della politica pubblica, nell’ambito del potere legislativo

Nel 2019 è stata determinante per far approvare l’amnistia per chi ha deforestato illegalmente nella foresta.

Gli Indios: i Guardiani della foresta

In Amazzonia vivono cento popoli indios isolati, che non hanno mai avuto contatti con i bianchi. 

Le loro case e le loro vite sono in pericolo ogniqualvolta si battono per le loro comunità e per la foresta. 

Ovunque i difensori della terra indigena lavorino per proteggere le loro case. La difesa riguarda anche gli ecosistemi più vitali del mondo, che si trovano infatti sempre più in pericolo.

Oggi, il PL 490 autorizzerebbe il massacro delle popolazioni.
Esso prevede che gli indios, strenui difensori della foresta, siano infatti cacciati dalle loro terre, cosa che porterebbe a termine un genocidio iniziato cinquecento anni fa.

Importante precisare che ad oggi, la deforestazione dell’Amazzonia si è notevolmente rallentata grazie alla resistenza di queste popolazioni che vivono nelle terre demarcate. 

Cosa afferma in sintesi l’art.29 del PL 490?

Ecco cosa recita l’art.29 della PL 490:nel caso di popolazioni indigene isolate, spetta allo Stato e alla società civile rispettare le loro libertà e modi di vita tradizionali, e il contatto dovrebbe essere evitato il più possibile, salvo prestare assistenza medica o mediare atti statali di pubblica utilità”.

È bene ricordare che gli indios isolati hanno una difesa immunitaria diversa dalla nostra e un’influenza o anche una semplice congiuntivite possono essere letali. 

A tal proposito, l’Istituto Evandro Chagas, un’organizzazione di ricerca sulla salute pubblica a Belém, capitale dello stato del Parà in Brasile (nel cuore dell’Amazzonia), ha identificato circa 220 diversi tipi di virus in Amazzonia, 37 dei quali possono causare malattie negli esseri umani e 15 con il potenziale di causare epidemie.

Il vero obiettivo: la distruzione speculativa 

Con l’espulsione dei “Guardiani delle terre”, si potranno realizzare in tutta tranquillità miniere d’oro, centrali idroelettriche e strade dentro le aree indigene. E non sarebbe la prima volta.

Nei decenni passati, land grabber, cercatori d’oro, tagliatori di legna e latifondisti hanno inflitto gravi violenze agli indios, nel tentativo di cacciarli dalle loro terre.

A maggio, i minatori criminali, incoraggiati dall’amministrazione anti-ambiente del presidente brasiliano Jair Bolsonaro, hanno attaccato un villaggio di Munduruku, terrorizzando la popolazione con armi da fuoco e incendiando anche le case di importanti leader della comunità. 

Nello stesso mese, anche un villaggio indigeno Yanomami che si trova lungo il fiume Uraricoera ha subito un attacco armato da parte di garimpeiros, cercatori d’oro, arrivati con i motoscafi provocando vittime e feriti, tra i quali due bambini di uno e cinque anni.

Ciononostante, Bolsonaro da presidente del Brasile ha tollerato e coperto le invasioni illegali delle terre indigene. 

Stesso discorso per l’estrazione mineraria, che sebbene sia illegale, è stata autorizzata dalle autorità governative.

Violenza su violenza per indigeni Amazzonia

Secondo la Cpt, Commissione pastorale per la terra brasiliana, nel 2019 si sono registrati 1823 conflitti per le occupazioni delle terre con 32 leader indigeni amazzonici assassinati. 

Uno di questi casi di omicidio è quello di Emyra Waiãpi, della terra indigena di Waiãpi, assassinato nel luglio 2019, all’età di 69 anni.

È stato pugnalata a morte perché si opponeva all’invasione di cercatori d’oro in una regione dove sono in corso processi minerari illegali per l’estrazione di tantalio e metallo nobile. Questi dati e fatti sono valutati dalla commissione pastorale come una conseguenza delle politiche dell’attuale governo.

L’ultima vittima è Paulo Guajajara, assassinato brutalmente per aver cercato di impedire la distruzione dell’Amazzonia

Come si svolgerà la difesa degli indios

I legali che assistono i popoli indios, sostengono che le terre indigene sono quelle occupate dai popoli tradizionali fin dal 5 ottobre del 1988. 

Per poter restare nelle loro terre, i popoli dovranno dimostrare al governo federale brasiliano la prova della loro presenza alla data del 5 ottobre del 1988, nelle terre dove vivono da secoli e secoli. 

Purtroppo, per le popolazioni indigene dimostrare che si trovavano nelle terre da loro rivendicate o provare che sono stati espulsi è molto difficile se non impossibile.

Un’assurdità, criminogena, se pensiamo che fino al 1988 le popolazioni indios non venivano considerate dal governo come persone con capacità giuridica.

Gli indios Amazzonia non si arrendono 

Intanto, migliaia di nativi, si sono riuniti in questi giorni a Brasilia per protestare contro la vergognosa legge. In gioco, la loro sopravvivenza e quella dell’Amazzonia.

C’è da sperare nel buon senso dei governi locali e nella presa di posizione dei potenti del mondo, perché se l’Amazzonia dovesse cessare di essere un grande “regolatore climatico” sarà molto difficile, se non impossibile, contrastare il cambiamento climatico. 

Avaaz appoggia la lotta degli indios

Nel frattempo, il movimento globale Avaaz, al centro dei negoziati per tutelare le popolazioni indigene della foresta amazzonica e i loro territori ancestrali, fonti di vita per tutto il Pianeta, ha lanciato un appello:

foreste pluviali
Ogni anno si abbattono 15miliardi di alberi, decimando foreste pluviali, giungle e mangrovie

“La metà delle foreste pluviali del Pianeta sono ormai scomparse. Ogni anno vengono abbattuti 15miliardi di alberi, decimando foreste pluviali, giungle e mangrovie. Una strage intimamente connessa con la spoliazione e la distruzione delle terre indigene e con la violenza che la accompagna”.

“La difesa dei diritti di queste comunità non è solo un dovere per un movimento globale come il nostro ma è anche fondamentale per fermare il collasso ecologico del Pianeta”.

Le terre indigene ospitano l’80% della biodiversità del Pianeta. Innumerevoli ricerche dimostrano che le culture e le pratiche indigene e ancestrali sono le più efficaci per proteggere questi ecosistemi fragili e essenziali, quindi per combattere il cambiamento climatico”.

Amazzonia: l’ultima speranza per la Terra

Fortunatamente assistiamo a un crescente sdegno civico a livello planetario. L’Amazzonia lotta per la vita.

L’indignazione, sta portando i governi di tutto il mondo a negoziare un accordo di vasta portata per salvaguardare la biodiversità.

La speranza è che a breve si potrebbero riconoscere pieni diritti a queste coraggiose comunità. 

“Se i diritti delle comunità indigene e tradizionali saranno il cuore di questo nuovo accordo internazionale, come stiamo chiedendo, la lotta per salvare la vita sulla Terra sarà a una svolta. Insieme possiamo farlo succedere!” – conclude il comunicato di Avaaz.

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