La zona dell’alveo dei Camaldoli da tempo nel mirino dell’illegalità
Ancora una volta, nel mirino dello scempio ambientale, la zona dell’alveo dei Camaldoli (Napoli). Infatti, l’area, si unisce al canale di Quarto poche decine di metri più avanti, dove confluiscono le acque che dalla collina vanno al mare. Già dal 2018 era fonte di scandalo e inciviltà.
«Sono anni che facciamo lettere, esposti alla Procura della Repubblica, incontri pubblici, tavoli istituzionali e comunicati stampa, ma le cose non cambiano». Così, due anni fa il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia.
«L’alveo dei Camaldoli e tutti i canali pluviali che confluiscono nella stessa foce continuano a vomitare sistematicamente rifiuti sulla nostra spiaggia di Licola, soprattutto dopo le abbondanti piogge. Ora è giunto il tempo delle decisioni e della concretezza».
La Guardia di Finanza della Compagnia di Pozzuoli, lo scorso cinque marzo, ha rinvenuto rifiuti liquidi nel territorio flegreo. Nel corso dell’indagine, a Giugliano, le Fiamme Gialle hanno denunciate sette persone e sequestrata l’area. Questa, apparterrebbe a una ditta, accusata proprio di aver trasformato il terreno in un cimitero abusivo di rifiuti. Secondo le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, la ditta sversava sistematicamente reflui urbani di provenienza domestica nell’adiacente alveo dei Camaldoli.
Ma la storia non finisce qui
Allo scempio ambientale si aggiungono rifiuti di amianto friabile e carcasse di auto tagliate, abbondanza rottami affinché la piena successiva, dopo il temporale, le trascini in mare. E poi, reti da letto, guaine, bombole di ossigeno, materassi e ogni tipo di rifiuti inerti di lavori edili sicuramente a nero. Sono stati trovati, dopo una segnalazione, nei giorni scorsi.
A denunciare il fatto gli attivisti di Zero Waste Corrado Sannino e Franco Matrone. L’associazione ambientalista ha l’obiettivo di fornire consigli, suggerimenti e risorse per chi vuole ridurre il proprio impatto ambientale, produrre meno rifiuti e vivere in maniera più sostenibile.
Il pericolo delle fibre di amianto
L’amianto, come si sa, se friabile rilascia nell’aria fibre che, se aspirate, provocano il mesotelioma pleurico, tumore strettamente correlato e altre patologie neoplastiche. Proprio come spiega anche l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, associazione onlus che tutela le vittime amianto: «Per prevenire l’insorgenza del mesotelioma e delle altre neoplasie correlate all’asbesto bisogna innanzitutto evitare le esposizioni alla fibra killer e poi occorre bonificare tutti i siti contaminati. Perché l’unica fibra che non uccide è quella che non respiri. La nostra associazione sostiene da anni tutti i lavoratori e i loro familiari vittime di quella che è diventata una vera e propria strage di innocenti. Continueremo il nostro impegno fino a quando il nostro non sarà un Paese libero dall’amianto»
Secondo gli ambientalisti, prima che si verifichi l’ennesimo disastro ambientale è necessario un intervento immediato per la rimozione di questo e di tanto altro ancora.
Zero Waste/Rifiuti Zero Campania fa appello a tutte le autorità di competenza e di sorveglianza e in primo luogo al Commissario di governo per Terra dei Fuochi, Città Metropolitana e Regione Campana, ArpaC e Autorità di Bacino, «a provvedere a mettere in sicurezza il canale e a rimuovere il pericolosissimo rifiuto che alle prime piogge potrebbe disperdersi nel torrente e arrivare a contaminare il litorale dove sfocia».
«Un grazie – dichiara Matrone – agli amici che, rischiando in prima persona e calandosi nell’alveo, hanno consentito di trovare questi scempi ambientali e dare la possibilità, a chi di competenza, di evitare un vero e proprio disastro al mare e al litorale campano».