DOPO L’ALLUVIONE CHE HA COLPITO LA ROMAGNA NEL MAGGIO 2023, UN PROGETTO INNOVATIVO MIRA A RIPRISTINARE LA FERTILITÀ DEL SUOLO. GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE TRA TIMAC AGRO ITALIA E L’UNIVERSITÀ DELLA CALIFORNIA UC DAVIS, LA RICERCA SCIENTIFICA E L’ALTA TECNOLOGIA SI UNISCONO PER UNA RINASCITA AGRICOLA SOSTENIBILE
La sfida della Romagna dopo l’alluvione
Maggio 2023 ha rappresentato un momento di profonda crisi per l’agricoltura romagnola. Un’alluvione di proporzioni eccezionali ha travolto la provincia di Ravenna, sommergendo intere distese coltivate e compromettendo in modo irreversibile l’equilibrio del suolo.
Campi un tempo fertili si sono trasformati in distese di fango, mentre le colture sono andate distrutte a causa dell’eccesso d’acqua. Anche le infrastrutture agricole hanno riportato danni ingenti. Numerose strade rurali sono diventate impraticabili, mentre gli impianti di irrigazione e i sistemi di drenaggio hanno smesso di funzionare.
Oltre all’impatto immediato, la catastrofe ha lasciato conseguenze profonde. La struttura del suolo ha perso stabilità, riducendo la sua capacità di drenare l’acqua e assorbire i nutrienti essenziali per la crescita delle piante. Le abbondanti precipitazioni hanno dilavato vaste quantità di minerali e sostanze nutritive, impoverendo ulteriormente i terreni e minacciando la produttività agricola nei mesi successivi. Inoltre, l’acqua stagnante ha favorito la proliferazione di microrganismi patogeni. Cosa che ha aumentato il rischio di malattie per le piante.
Gli agricoltori si sono trovati di fronte a una sfida senza precedenti. Le aziende, già provate dall’aumento dei costi di produzione e dalle irregolarità climatiche, hanno subito perdite ingenti, con pesanti ripercussioni economiche.
Di fronte a questa emergenza, la comunità scientifica e le realtà del settore agroalimentare hanno avviato iniziative di recupero per restituire ai terreni le condizioni necessarie alla ripresa dell’attività agricola. Tra queste, il progetto promosso da Timac Agro Italia si distingue per la sua impostazione innovativa e multidisciplinare.
L’intervento di Timac Agro e la collaborazione con l’Università della California UC Davis
Timac Agro Italia, azienda leader nella nutrizione vegetale, ha avviato un percorso di studio approfondito per comprendere gli effetti dell’inondazione sul suolo e sulle risorse idriche sotterranee. Il progetto ha visto il coinvolgimento del Consorzio Agrario di Ravenna e dell’Apimai (Associazione provinciale imprese meccaniche-agricole- industriali) della Romagna e parte del Bolognese.
Nella sua fase iniziale, l’iniziativa ha posto solide basi scientifiche per lo sviluppo di strategie di adattamento e mitigazione. Grazie al supporto del Centro Mondiale dell’Innovazione di Groupe Roullier a Saint-Malo (nord-ovest della Francia), gli studiosi hanno analizzato le caratteristiche dei terreni colpiti, valutando parametri chiave come l’accumulo di gas, la riduzione dei nutrienti, la radiazione solare assorbita e la porosità del suolo. Particolare attenzione è stata rivolta anche alla qualità delle falde acquifere, per comprendere l’impatto dell’innalzamento del livello del mare sulle risorse idriche.
A segnare una svolta decisiva è stato l’ingresso in campo dei ricercatori del Dipartimento di Bioingegneria e Agraria dell’Università californiana UC Davis, uno dei centri accademici più avanzati nel settore dell’agricoltura e della sostenibilità. Grazie a questa collaborazione transoceanica, è stato possibile integrare metodologie di indagine avanzate e strumenti tecnologici di ultima generazione.
Droni e satelliti per una mappatura avanzata
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è l’utilizzo di tecnologie satellitari per la mappatura delle aree alluvionate. Attraverso i dati raccolti dai satelliti Sentinel-2, gli scienziati hanno elaborato mappe dettagliate delle zone colpite, classificandole in base all’intensità dell’evento.
L’analisi ha permesso di confrontare gli indici rilevati prima e dopo l’inondazione, fornendo informazioni rilevanti per definire la metodologia di campionamento e gli interventi più adeguati. Questi dati rappresentano una base scientifica fondamentale per guidare la ripresa agricola, permettendo interventi mirati per il ripristino della fertilità del suolo.
Il valore della ricerca scientifica e della cooperazione internazionale
L’amministratore delegato di Timac Agro Italia, Pierluigi Sassi, sottolinea l’importanza di questa sinergia tra mondo accademico e settore privato:
«Crediamo molto nella collaborazione con partner di primo piano della comunità scientifica e il progetto condiviso con l’Università californiana UC Davis ci onora, perché permette di mettere a fattor comune competenze accademiche autorevoli con l’esperienza di lungo corso del Centro Mondiale di Gruppo Roullier, di cui fa parte la nostra azienda, il più grande centro di ricerca europeo per la nutrizione vegetale».
Sassi evidenzia inoltre l’impatto positivo dell’iniziativa sul territorio: «Una partnership che si pone l’obiettivo di ripristinare la produttività di un importante comprensorio agricolo del nostro Paese, non solo per il valore espresso dal suo tessuto socioeconomico, ma anche per la capacità di resilienza che ha dimostrato. Un obiettivo che intendiamo perseguire con l’ascolto attivo dei bisogni reali degli agricoltori, da sempre al centro di tutte le nostre strategie di crescita e sviluppo».
La terza fase: verso il recupero della fertilità
Dopo l’analisi del suolo e la mappatura satellitare, il progetto è ora entrato nella sua terza fase. Il focus si sposta sulla correlazione tra i dati raccolti e gli interventi agronomici concreti. L’obiettivo è fornire agli agricoltori strumenti pratici per ripristinare la fertilità dei suoli, migliorare le caratteristiche chimiche del terreno e l’ossigenazione.
Grazie ai risultati ottenuti, sarà possibile adottare pratiche di gestione più efficienti e sostenibili, così da garantire non solo il recupero produttivo, ma anche una maggiore resilienza del territorio di fronte a futuri eventi climatici estremi.
Un modello per l’agricoltura del futuro
Il progetto avviato in Romagna non è solo un piano di recupero post-alluvione, ma potrebbe rappresentare un modello replicabile per affrontare le sfide imposte dai cambiamenti climatici. L’integrazione tra ricerca scientifica, tecnologia avanzata e collaborazione tra enti pubblici e privati si configura come una strategia vincente per garantire la sostenibilità del settore agricolo nel lungo periodo.
Se l’alluvione del 2023 ha segnato una ferita profonda nel territorio romagnolo, questa iniziativa dimostra come dalla crisi possa nascere l’opportunità di un rinnovamento. Grazie a un approccio basato su innovazione e conoscenza, la Romagna può non solo risollevarsi, ma diventare un esempio virtuoso di agricoltura resiliente e tecnologicamente avanzata.