lunedì, Settembre 9, 2024

Alla ricerca di nuove forme di benessere urbano

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IN CITTÁ CI SI AMMALA DI PIÙ: QUESTO È QUELLO CHE EMERGE DAGLI ULTIMI STUDI. UN APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE ALLA QUESTIONE DEL BENESSERE DELL’UOMO NEL CONTESTO URBANO DOVE VIVE E LAVORA POTREBBE FORNIRE PROSPETTIVE FUTURE DI MIGLIORAMENTO

Il mal di città e i limiti della medicina

Il professore di Endocrinologia all’Università La Sapienza di Roma, Andrea Lenzi, addita le città come i “peggiori induttori di malattie”.

Le cause sono da ricercare nellinquinamento ambientale, acustico e luminoso che le colpisce e nella “scarsa aggregazione sociale”. Un quadro che ci parla dell’assenza di armonia tra l’uomo e il contesto in cui vive e di come questa scissione abbia sviluppato progressive forme di isolamento.

Il risultato di questo squilibrio è l’aumento dell’incidenza di diverse patologie, tra cui cardiopatie, diabete, obesità e, aggiungeremmo, un diffuso senso di insoddisfazione.

Il prof. Lenzi evidenzia il limite della medicina, che da sola non riesce a far fonte a questo disagio sommerso. Urge un approccio multidisciplinare, volto a recuperare innanzitutto un rapporto di equilibrio tra l’uomo e il suo habitat, fonte primaria di benessere.

Eloquente è il titolo che è stato dato al corso di aggiornamento organizzato dall’Ordine dei Medici di Roma: “Città che cambiano il mondo: prendersi cura di spazi e persone”. L’assunto di partenza è che non ci si può davvero prendere cura di qualcuno se non si pone la dovuta attenzione al luogo dove svolge le proprie attività quotidiane.

Approcci multidisciplinari

Un approccio olistico alla questione proviene da un progetto che ha preso vita in provincia di Latina, nel Lazio. Si tratta della virtuosa collaborazione tra l’Ecomuseo dell’Agro Pontino e il Ce.R.S.I.Te.S., Centro Ricerche e Servizi per l’Innovazione Tecnologica Sostenibile della sede di Latina, dell’Università La Sapienza di Roma.

L’Ecomuseo dell’Agro Pontino è un ente museale territoriale riconosciuto dall’OMR (Organizzazione Museale Regionale), che si configura come un vero e proprio processo di sviluppo comunitario, che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio materiale e immateriale delle comunità dell’Agro Pontino.

Tale organizzazione da diversi anni è impegnata nell’integrare la propria impostazione con l’approccio territorialista alla sostenibilità e gli studi sulla Bioregione Pontina.

La Società dei Territorialisti unisce studiosi di differenti discipline con lo scopo di un “ritorno al territorio come culla e risultato dell’agire umano”, che “esprime e simboleggia la necessità di reintegrare nell’analisi sociale, quindi anche economica, gli effetti delle azioni umane sulla mente umana e sull’ambiente naturale”, è scritto nella nota.

Questa è la visione che si cerca di sviluppare e applicare alla bioregione individuata nella parte nord-occidentale della provincia di Latina, che coincide quasi perfettamente con il territorio dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino.

Ecomuseo dell'Agro Pontino
L’Ecomuseo dell’Agro Pontino nasce nel 2004 e comprende 21 comuni dislocati nel territorio compreso tra la pianura pontina, i Monti Lepini e la Valle dell’Amaseno.

Un confronto per trovare nuove soluzioni

Oggi, 7 maggio 2024, a Latina, nella sala conferenze del Ce.R.S.I.Te.S., nella Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza (distaccamento pontino), si tiene una giornata di studi per riflettere sulle tematiche succitate.

Il convegno, organizzato dall’Ecomuseo dell’Agro Pontino in collaborazione con Centro Ricerche e Servizi per l’Innovazione Tecnologica Sostenibile della Sapienza, si focalizza sulle “Conoscenze, idee e proposte per l’autosostenibilità della Bioregione Pontina”.

La giornata vede la partecipazione di professori universitari e ricercatori impegnati nella redazione del Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) “Bioregional planning tools to co-design life places. Empowering local communities to manage and protect natural resources”.

Prenderanno la parola anche studiosi afferenti a diversi settori di ricerca dell’Ecomuseo dell’Agro Pontino.

Territorio e autosostenibilità: il ricordo di Alberto Magnaghi

Uno spazio del convegno è dedicato ad Alberto Magnaghi, professore emerito dell’Università di Firenze, scomparso lo scorso anno. Ricordiamo le sue importanti attività come presidente della Società dei Territorialisti e riferimento culturale della progettazione del territorio. Secondo quest’ultimo, “sostenibilità” è “la capacità di un sistema territoriale locale di produrre benessere in forme durevoli”.

Si rendono necessari per il suo raggiungimento “la riproduzione e la valorizzazione allargata delle proprie risorse patrimoniali (ambientali, territoriali, umane), senza sostegni esterni (ossia con una modesta impronta ecologica) e con scambi solidali e non di sfruttamento”.

Risulta fondamentale inoltre che gli abitanti escano da chiusure e localismi e sviluppino nuove forme di coscienza individuale e collettiva dei luoghi che abitano.

Ingegneri, urbanisti, architetti, storici, archeologi, sociologi, antropologi mettono in campo le loro competenze per far confluire i propri saperi in una nuova forma di scienza del territorio, che potrà costituire le basi per una ritrovata armonia tra uomo e ambiente.

Numero verde ONA

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