LO SCORSO OTTOBRE, NELLA STORICA “VILLA LA BABINA” DI IMOLA, UN CONVEGNO INTITOLATO “GIARDINO STORICO E CAMBIAMENTO CLIMATICO: UNA SFIDA O UN’OPPORTUNITÀ”, HA RIUNITO ESPERTI DI BOTANICA, ECOLOGIA E SOSTENIBILITÀ PER AFFRONTARE LE SFIDE CHE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO PONE AGLI ALBERI E AI GIARDINI STORICI. PROMOSSO DALLA COOPERATIVA AGRICOLA CLAI CON L’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA E LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI IMOLA, L’EVENTO HA INDAGATO L’IMPATTO DEGLI INVERNI MITI SUI CICLI VITALI DELLE PIANTE, INTERROGANDOSI SE TALI MUTAMENTI COSTITUISCANO UNA MINACCIA O UN’OPPORTUNITÀ
Gli alberi e l’impatto del clima: un equilibrio sempre più fragile
L’innalzamento delle temperature, la scarsità di risorse idriche, gli eventi climatici estremi e la progressiva riduzione della biodiversità alterano il delicato equilibrio dei cicli vitali vegetali, mettendo a rischio la salute e la sopravvivenza degli alberi. Ma non finisce qui.
Il professor Luca Corelli Grappadelli, docente al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, ha messo in evidenza un aspetto da non sottovalutare: contrariamente a quanto spesso si pensa, non sono solo le estati torride o la carenza d’acqua a stressare le piante ma anche gli inverni insolitamente miti.
Questi ultimi, infatti, privano le piante del fondamentale “reset biologico” necessario per affrontare la stagione successiva. Il che, compromette i loro ritmi naturali di crescita e riposo. Cerchiamo di capire meglio.
Il ciclo biologico e l’inverno: un sistema naturale in crisi
In condizioni naturali, gli alberi seguono un ritmo di sviluppo scandito dall’alternarsi delle stagioni. L’inverno, con le sue temperature rigide, induce uno stato di dormienza, una sorta di “pausa vitale” che permette alle piante di accumulare energie per la rinascita primaverile: prima si sviluppano le radici, poi i germogli, e infine i fiori o i frutti.
Tuttavia, se le temperature invernali non raggiungono livelli sufficientemente bassi, questo essenziale “reset” biologico viene meno, interrompendo l’armonia naturale della crescita. Il risultato è che i processi di sviluppo possono avviarsi in modo precoce e disordinato, generando sfasamenti nel ciclo stagionale e rendendo le piante più vulnerabili agli sbalzi climatici successivi. Quali sono le conseguenze?
I rischi per gli alberi da frutto e le conseguenze economiche
Gli effetti di questo squilibrio sono particolarmente visibili nelle piante da frutto, per le quali il ciclo di crescita è fondamentale per garantire una produzione sana e abbondante. Un esempio chiaro è quello del melo, che necessita di inverni freddi per produrre frutti in maniera regolare.
Grappadelli spiega che «se un melo venisse piantato in un clima dal tipico inverno mite, come in alcune zone del Sudafrica, il ciclo di crescita ne risulterebbe profondamente alterato. Sullo stesso ramo, infatti, potremmo trovare gemme, foglie, fiori e frutti contemporaneamente, un fenomeno che rompe le regole della natura e riduce drasticamente la qualità e quantità del raccolto».
Per il settore agricolo, questi cambiamenti climatici possono comportare ingenti perdite economiche, poiché le piante non riescono a fruttificare nei tempi corretti. Da qui, la necessità di trovare soluzioni al problema.
CLAI e Villa La Babina: un impegno per la sostenibilità
In questo contesto, CLAI, realtà agroalimentare di Imola, si distingue per il suo impegno nella sostenibilità e nella promozione di pratiche responsabili verso l’ambiente. Nata come consorzio di produttori, ha sviluppato una filosofia aziendale incentrata sul rispetto della terra e delle sue risorse.
La storica Villa La Babina, simbolo della tradizione architettonica locale, sorge all’interno di un parco di straordinario pregio naturalistico e botanico. Questo spazio unico, parte del rinomato network dei Grandi Giardini Italiani, rappresenta un’importante testimonianza paesaggistica e botanica, valorizzata e tutelata attraverso iniziative di conservazione e promozione.
Animata da questa attenzione alla sostenibilità, la cooperativa ha di recente intrapreso un progetto di riforestazione su un’area di 62mila metri quadrati a Sasso Morelli (frazione di Imola), piantando oltre 3.100 alberi e arbusti autoctoni.
Questa iniziativa non solo mira a ridurre l’impatto della CO₂ e a migliorare la qualità dell’aria, ma offre anche alla comunità un nuovo spazio verde destinato a ospitare attività ricreative, educative e culturali, così da sensibilizzare i cittadini alla tutela ambientale. Ma veniamo al convegno.
Una giornata di condivisione e riflessione
Con questo stesso spirito, CLAI ha organizzato, il convegno “Giardino storico e cambiamento climatico: una sfida o un’opportunità”. La location, non scelta a caso, è ricca di valore storico: costruita nel XVIII secolo, questo contesto, denso di storia e natura, si è rivelato ideale per un evento dedicato alla salvaguardia dei giardini storici e alla ricerca di soluzioni sostenibili per le sfide poste dall’emergenza climatica.
Giovanni Bettini, presidente della cooperativa, ha dato avvio all’incontro, sottolineando come la sostenibilità sia un pilastro della mission aziendale e come il rispetto profondo per l’ambiente circostante dia senso e valore alle azioni quotidiane: «La cura dell’ambiente non è solo un dovere, ma un valore che permea il nostro operato quotidiano».
Il meeting ha offerto un’opportunità preziosa di dialogo e confronto tra esperti di botanica, ecologia e sostenibilità, accomunati dall’obiettivo di identificare strategie concrete per proteggere e preservare il patrimonio vegetale e paesaggistico rappresentato dai giardini storici.
L’incontro ha stimolato riflessioni su questioni più ampie legate alla crisi climatica e alla gestione del verde. L’iniziativa di CLAI e dei suoi partner dimostra come sia possibile coniugare la conservazione del patrimonio naturale con la promozione di pratiche sostenibili e come l’attenzione alla natura possa essere fonte di ispirazione e di crescita.
Di fronte a inverni sempre più miti e irregolari, è fondamentale riconoscere che il cambiamento climatico non riguarda solo il presente, ma anche il futuro delle nostre comunità e delle generazioni che verranno.
Gli alberi, che impiegano decenni per crescere e stabilizzarsi, sono uno dei simboli della resilienza della natura e proteggerli significa custodire un bene che appartiene a tutti.