Rapporto dell’Accademia Nazionale di Agricoltura
Il rapporto tra l’agricoltura, l’ambiente e le emissioni di CO2: questo il tema del 214° anno dell’Accademia Nazionale di Agricoltura.

L’Accademia promuove la ricerca e la conoscenza scientifica intorno al tema dell’agricoltura. Il fine è contribuire al miglioramento della qualità della vita della collettività e alla sostenibilità dell’ambiente attraverso la tutela del territorio naturale.
Insieme a istituzioni e aziende pubbliche e private, approfondisce le interrelazioni che sussistono tra agricoltura, produzione agro-alimentare, alimentazione, trasformazioni dell’ambiente naturale e artificiale.
In particolare, durante la cerimonia d’inaugurazione dell’11 ottobre scorso, si è discusso di come i boschi e le foreste siano lo strumento più naturale e a impatto zero che ha l’uomo per combattere le emissioni di CO2 e arrivare alla Carbon Neutrality mondiale.
Inoltre è stato assegnato il Premio Filippo Re a Riccardo Fiorini. Lo studioso ha presentato un innovativo studio per aumentare il sequestro di carbonio nel suolo e mitigare le emissioni in agricoltura.
“Premio Filippo Re” e l’idea di agricoltura sostenibile
Il “Premio Filippo Re – Economia, Società, Ambiente e Territorio” nasce con l’obiettivo di promuovere una costante evoluzione del ruolo dell’agricoltura per l’economia del Paese e le interazioni di questo settore con le sue dinamiche sociali, ambientali e territoriali.
Come sostiene, infatti, il presidente dell’Accademia, Giorgio Cantelli Forti «un’agricoltura sostenibile, attenta alle esigenze ambientali e alla qualità degli alimenti rappresenta la sfida del futuro».

Il riconoscimento prende il nome dal famoso botanico e agronomo italiano, primo segretario dell’Accademia e uno dei suoi più illustri padri fondatori. Ha cadenza annuale ed è del valore di 4.500 euro, diviso tra i tre finalisti. Quest’anno il vincitore è stato lo studio di Riccardo Fiorini, ricercatore alla Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il titolo è “Combining no-till rye cover crop mitigates nitrous emission without decreasing yield”.
Esso evidenzia il potenziale della non lavorazione (no till) abbinata all’impiego di colture di copertura (cover crop). Questo connubio aumenta il sequestro di carbonio nel suolo, mitiga le emissioni di protossido di azoto e aumenta la resa di alcune colture, in un’ottica di adattamento dell’agricoltura e contemporanea mitigazione del cambiamento climatico.
Il ruolo dell’agricoltura nell’era della globalizzazione
Il ruolo dell’agricoltura nell’era della globalizzazione è stato anche il tema dell’intervento del professor Forti durante l’apertura della cerimonia.

«L’agricoltura ha strumenti indispensabili per mantenere l’equilibrio ambientale da gas e inquinanti generati da città e attività industriali – ha esordito il presidente dell’Accademia Nazionale di Agricoltura -. È necessario dare più peso al concetto di adattamento dei suoli in modo da adeguare le esigenze colturali ai terreni più idonei, riducendo l’uso dei concimi chimici e, al tempo stesso, aumentare lo stoccaggio del carbonio come indicato dalla nuova PAC (Politica Agricola Comune)».
Infatti la sfida che deve affrontare il settore agricolo non è solo produrre di più ma farlo in modo sostenibile. La metodologia con cui si produce deve adattarsi in relazione alla disponibilità e alla distribuzione della terra e delle risorse idriche. Inoltre deve considerare le incerte conseguenze del cambiamento climatico, per aumentare la resilienza dei sistemi di produzione agricola.
Inoltre il presidente Forti ha sottolineato come l’ultimo rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) dimostri che, in Italia, le emissioni di CO2 nel settore agricolo stiano costantemente diminuendo. Infatti si registra un calo del 13% delle emissioni.
Nel complesso, queste, costituiscono il 7% delle emissioni di gas serra, che corrisponde a circa 30milioni di tonnellate di CO2. I motivi di questa diminuzione sono da ricercarsi nella riduzione delle superfici e produzioni agricole e dell’uso dei fertilizzanti sintetici.
L’importanza delle foreste per la Carbon Neutrality
Un altro intervento significativo durante la cerimonia d’inaugurazione è stato quello del professor Riccardo Valentini, ordinario di Ecologia forestale presso l’Università della Tuscia e membro dell’Intergovenmental Panel on Climate Change.
Lo studioso ha dato rilievo al ruolo delle foreste nel raggiungimento della Carbon Neutrality in Italia. Infatti gli alberi sono l’unico strumento immediato e a impatto zero in grado di assorbire le emissioni di gas serra.
Attualmente l’industria mondiale produce l’86% di emissioni. Ma di queste ben il 56% viene assorbito in maniera naturale dalle foreste (31%) e dagli oceani (20%). Si riducono così le emissioni globali in modo naturale e sostenibile per l’ambiente. Si stima infatti che le foreste globali immagazzinino oltre 1.100 miliardi di tonnellate di carbonio.
Tuttavia le foreste boreali e temperate hanno una capacità fissativa (sink) di carbonio che non in è grado di compensare i processi di deforestazione tropicale. Per questo già nel 1992 la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), nota come Accordi di Rio, richiedeva agli Stati di adottare misure per migliorare e conservare gli ecosistemi, principalmente le foreste, che agiscono come riserve e assorbitori di gas a effetto serra.
«La strategia europea per la lotta ai cambiamenti climatici – afferma il professor Valentini – prevede il raggiungimento delle emissioni nette pari a zero nel 2050. Il ruolo delle foreste sarà fondamentale nel catturare la CO2 in eccesso, così da raggiungere tale obiettivo».