domenica, Settembre 24, 2023

“Africa Blues”. Un racconto fotografico sugli effetti dei cambiamenti climatici

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UNA MOSTRA FOTOGRAFICA IMMERSIVA: “AFRICA BLUES. MOZAMBICO NEL 2100: PROIEZIONI DELLA CRISI CLIMATICA SUI VOLTI DI CHI LA VIVE OGNI GIORNO”, PER RACCONTARE GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI ATTRAVERSO I VOLTI DI CHI SUBISCE OGNI GIORNO LA PROFONDA TRASFORMAZIONE DEI TERRITORI

Sensibilizzare le persone sugli effetti dei cambiamenti climatici attraverso i volti di chi subisce ogni giorno la profonda trasformazione dei territori.

È questo l’obiettivo di “Africa Blues. Mozambico nel 2100: proiezioni della crisi climatica sui volti di chi la vive ogni giorno”. Il progetto fotografico è stato realizzato da WeWorld, organizzazione impegnata da cinquant’anni a garantire i diritti di donne, bambini e bambine in ventisette Paesi, tra cui l’Italia, e nota anche per il suo impegno sul tema del cambiamento climatico.

Le foto sono state esposte nei giorni scorsi all’Orto Botanico dell’Università la Sapienza di Roma, partner dei progetti di WeWorld in Mozambico. Un Paese, questo, molto segnato dagli effetti del cambiamento climatico.

«Con il nostro lavoro sul campo cerchiamo di mitigare e prevenire gli effetti devastanti del cambiamento climatico. Non è però mai abbastanza – spiega Margherita Romanelli, Coordinatrice Policy & Advocacy Internazionale di WeWorld -. Solo con una reale transizione ecologica e un drastico abbassamento delle emissioni nel Nord del mondo possiamo davvero migliorare la nostra vita e di chi contribuisce meno al riscaldamento globale, ma ne subisce quotidianamente le conseguenze».

La campagna #ClimateOfChange

Hanno curato il servizio fotografico Giulia Piermartiri e Edoardo Delille nell’ambito dei progetti che WeWorld porta avanti nel Paese africano.

I due fotografi hanno realizzato le immagini con una tecnica innovativa, capace di far immergere il visitatore in un futuro possibile. In un gioco di sovrapposizioni, infatti, si possono osservare scene di vita quotidiana mescolate alle diapositive che mostrano quegli stessi luoghi drasticamente modificati dalla crisi climatica.

“Un’immagine che ci proietta in un futuro che non sembra più così distante – è scritto nella nota -. Una metamorfosi lenta, ma progressiva, destinata a intensificarsi, se non verranno messi in atto degli interventi efficaci”.

Il servizio fotografico “Africa Blues” rientra nella campagna #ClimateOfChange, nata per raccontare il legame tra il cambiamento climatico e migrazioni, e va ad arricchire un lavoro più corale dal titolo “Atlas of the New World” che i due fotografi portano avanti da anni, immaginando le possibili trasformazioni di Maldive, Monte Bianco e California del Nord.

Scelte politiche coraggiose e non più rimandabili

«Un processo – quello della transizione ecologica, continua Romanelli – che deve necessariamente passare da scelte politiche coraggiose e non più rimandabili, ad esempio sganciarsi finalmente dalle fonti energetiche fossili verso energie pulite. O, ancora, sensibilizzare i cittadini affinché siano pronti, non solo a cambiare stile di vita, come nei cibi che scelgono al supermercato o a un uso sempre più massiccio dei mezzi di trasporto pubblico. Ma anche a unirsi e far sentire la propria voce nelle richieste di politiche innovative».

L’organizzazione non governativa italiana indipendente WeWorld

WeWorld opera in Mozambico da oltre vent’anni, con progetti sia di sviluppo sia legati all’emergenza. Pur contribuendo solo al 4% delle emissioni inquinanti, l’Africa è il continente che paga il prezzo più alto del cambiamento climatico in atto.

Solo nel 2019, alluvioni, siccità e carestie hanno generato 2,5milioni di profughi. La scelta di WeWorld è ricaduta sul Mozambico perché è al terzo posto nella classifica dei Paesi africani per calamità ambientali, che colpiscono e distruggono interi villaggi e compromettendo il raccolto agricolo.

La sua costa è lunga quasi 2.500 km, pertanto è uno dei Paesi più vulnerabili dal punto di vista climatico. Infatti, Nel 2019 l’organizzazione si è attivata subito per far fronte alle due emergenze causate dai cicloni Idai e Kenneth.

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