Una ricerca dell’Università canadese del Saskatchewan rivela che tra 2 e 10 Km nella crosta terrestre ci sono vasti bacini di acque, di volume pari a quelli al di sopra dei 2 Km.
La più grande riserva idrica del pianeta è composta da acqua di falda. La notizia da una ricerca coordinata da Grant Ferguson professore associato dell’Università canadese del Saskatchewan. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Geophysical Research.
Non più, quindi i ghiacciai. Infatti, la scoperta, afferma che tra 2 e 10 chilometri di profondità, la crosta terrestre custodisce enormi bacini di acqua di falda, pari a circa 20milioni di chilometri cubi. A causa della elevata salinità, però, quest’acqua non è potabile.

Nei primi 2 chilometri di profondità della crosta terrestre si trovano circa 24milioni di chilometri cubi di acqua di falda dolce, utilizzata per bere e irrigare.
Le “acque sorelle” antiche milioni di anni
Sotto, rinchiusi nei “cratoni precambriani” ( * ), piattaforma rocciosa tra i 2 e i 10 Km, si trovano i vasti bacini idrici di acqua salata, vecchia fino a 1miliardo di anni. Il volume di questi bacini è equiparabile a quello delle acque sotterranee sopra i 2 km della crosta della Terra.
«Gli studi – rivela la ricerca – hanno precedentemente rivelato come i tempi di residenza delle acque profonde nella crosta terrestre vanno da milioni a oltre 1miliardo di anni. Di conseguenza, potrebbero potenzialmente fornire informazioni chiave in processi ed eventi che si verificano su un tempo geologico profondo (Holland et al., 2013; Warrt et al., 2018)».
Acqua di falda per ottenere idrogeno
Sommando i volumi delle cosiddette “acque sorelle” a quelle sopra i 2 Km, affermano gli scienziati, abbiamo una provvista d’acqua sotterranea di 44milioni di Km3. La più grande sulla Terra. E supera quella dei ghiacciai.
Anche se la grande riserva d’acqua sotto nella zona 2-10 Km non può essere usata per bere o irrigare, perché troppo salata, per i ricercatori è importante ottenere stime accurate dei suoi volumi. Infatti, quell’acqua può servire per programmare attività diverse. Produzione di idrogeno, per esempio. Conservazione delle acque nucleari e cattura di carbonio. E, quindi, i potenziali siti di deposito devono essere grandi abbastanza e isolati dalle falde di superficie per proteggere queste da contaminazioni.
Le “acque antiche” custodiscono ecosistemi di microrganismi ancora attivi
«Sebbene il volume delle acque sotterranee sopra il limite di 2 km comprende la maggior parte delle risorse acque sotterranee potabile – è scritto nella relazione -, la circolazione dell’acqua meteorica può estendersi ben oltre questa profondità (McIntosh & Ferguson, 2021). È noto che il flusso delle acque sotterranee si verifichi a una profondità di almeno 10 km sulla base di prove dei processi geologici, come il metamorfismo (Ingaritsen & Manning, 1999), attività idrotermica (Ingebritsen et al., 1992) e sismicità (Townend & Zoback, 2000)».
Ma le “acque antiche”, affermano i ricercatori, custodiscono ecosistemi di microrganismi ancora attivi. Studiare questi ecosistemi, oltre aiutare a ricostruire la storia della Terra, potrebbe fornire elementi utili per cercare altri mondi potenziali abitabili fuori dal nostro pianeta.
( * ) Il Cambriano è una delle più importanti divisioni della scala dei tempi geologici che comincia 541,0 ± 1,0 milioni di anni fa, alla fine dell’eone Proterozoico, e si conclude 485,4 ± 1,9 milioni di anni fa con l’avvento del periodo Ordoviciano. È il primo periodo dell’era paleozoica nell’eone Fanerozoico (fonte Geophysical Research).