venerdì, Marzo 29, 2024

“30 giorni in mare” per combattere le ecomafie

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Contrastare la criminalità ambientale: 30 giorni in mare

“30 giorni in mare” - Catherine De Bolle
Catherine De Bolle, direttore esecutivo Europol

«L’inquinamento marino è una grave minaccia, che mette in pericolo non solo l’ambiente ma anche la nostra salute e, a lungo termine, la nostra economia globale», afferma Catherine De Bolle, direttore esecutivo di Europol.

Purtroppo la criminalità organizzata non si preoccupa dell’ambiente.  Chi delinque pensa solo al proprio immediato profitto e non al domani.

Per osteggiare le azioni criminose delle ecomafie, 67 Paesi del mondo hanno unito le proprie forze con operazioni di contrasto.

«Come l’operazione “30 giorni in mare”. Fondamentali per affrontare questi crimini senza confini e proteggere il nostro patrimonio ambientale per le generazioni a venire», conclude De Bolle.

Tra il 1° e il 30 marzo 2021, 300 agenzie in 67 Paesi*, 17 Stati membri dell’Unione Europea e 50 extra UE, hanno portato a termine l’operazione “30 giorni in mare”.

Contro l’inquinamento marino, Europol e Frontex (Agenzia europea della Guardia di frontiera e Costiera) hanno coordinato la parte europea dell’azione. L’Interpol ha coordinato le attività globali. Gli interventi hanno portato all’identificazione di numerosi reati. Questi vanno dallo scarico illegale al traffico di rifiuti e alle indagini su migliaia di sospetti in tutto il mondo.

I numeri dell’operazione “30 giorni in mare” (Dati Europol)

  •  34mila ispezioni in mare e vie navigabili interne, zone costiere e porti; 
  • 1.600 reati di inquinamento marino rilevati in totale;
  • 500 atti illegali di inquinamento commessi in mare, inclusi scarichi di petrolio, demolizione illegale di navi ed emissioni di zolfo dalle navi;
  • 1.000 reati di inquinamento nelle zone costiere e nei fiumi, compresi gli scarichi illegali di contaminanti;
  • 130 casi di traffico di rifiuti attraverso i porti.
“30 giorni in mare” - agenti europol
Personale dell’Europol

«È grazie a una rete globale ma agile – ha dichiarato il segretario generale dell’Interpol Jürgen Stock – che abbiamo visto il numero di ispezioni più che raddoppiato dalla prima edizione: un chiaro segno che la comunità internazionale non sosterrà attacchi criminali al nostro ambiente».

La pandemia da Covid-19 nuovo business per la criminalità organizzata

Le ispezioni hanno scoperto forme tipiche di criminalità da inquinamento marino. Dagli scarichi delle navi al traffico di rifiuti via mare. Ma la pandemia, tra articoli monouso come maschere e guanti e rifiuti medici aperti, ha accresciuto le tendenze criminali.

Le ecomafie transnazionali

Gli inquirenti, inoltre, grazie alle autorità locali, hanno, scoperto un’importante rete criminale che trattava rifiuti di plastica tra Europa e Asia. Gli agenti dell’Interpol hanno così arrestato 22 sospetti. Ma, cosa più importante, hanno impedito a migliaia di tonnellate di scarti di essere spedite illegalmente dall’altra parte del pianeta. Dove, è molto probabile, avrebbero contaminato il suolo e generato una notevole quantità di rifiuti marini. Rifiuti metallici contaminati o misti venivano dichiarati falsamente come scarti metallici. Anche Namibia, Filippine e Croazia hanno segnalato casi di spedizioni illegali di rifiuti dall’Europa.

L’operazione “30 days at sea 3.0” in Italia

“30 giorni in mare” - Guardia Costiera - rottami
L’intelligence della Guardia Costiera italiana ha scoperto un deposito di 11mila tonnellate di rottami metallici mescolati a plastica, gomma, olio minerale e altri contaminanti

In l’Italia sono stati interessati all’operazione anche tutti i comandi territoriali del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Infatti, la normativa vigente riconosce loro specifiche competenze in materia di tutela dell’ambiente marino e costiero. Anche nel nostro Paese, l’operazione è stata preceduta da una attività di intelligence durata alcuni mesi. I militari hanno effettuato oltre 20mila controlli e accertato 620 illeciti ambientali (tra penali e amministrativi). Le sanzioni pecuniarie accertate ammontano a circa 1milione e 200mila euro. Nel corso dell’operazione, la Guardia Costiera italiana ha impedito l’esportazione di 11mila tonnellate di rottami metallici mescolati a plastica, gomma, olio minerale e altri contaminanti su navi portarinfuse dirette in Turchia.

I crimini ambientali che mettono a rischio l’ecosistema marino

L’inquinamento marino ha origine principalmente a causa del traffico navale, dal lavaggio delle stive, del tenore di zolfo presente nei carburanti utilizzati e sversati in mare. Ma non di minore gravità è l’impatto dell’inquinamento terrestre e fluviale sull’ambiente marino.

Per contrastare i crimini ambientali, Capitanerie di Porto e Guardia Costiera si sono avvalsi anche di mezzi aeronavali e tecnologie satellitari. Oltre che di laboratori di analisi ambientali mobili.

Nel corso dell’operazione “30 giorni in mare”, i militari hanno rilevato l’inadeguatezza di impianti di depurazione, la presenza di scarichi idrici illegali e l’abbandono sul territorio di grandi quantità di rifiuti non correttamente trattati. Tutti elementi che contribuiscono in maniera determinante ad accrescere la presenza in mare di plastiche e microplastiche.

Questi i dati in sintesi:

– 20mila controlli, di cui quasi mille navi;

– 620 illeciti;

– 1.200.000 euro di sanzioni amministrative;

– 105mila metri quadrati di superfici sequestrate;

– 11mila tonnellate di rifiuti metallici sequestrati.

Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex

«La criminalità ambientale è una delle tante attività criminali che Frontex prende di mira come parte della nostra missione come Agenzia europea della Guardia di frontiera e Costiera. Questo è il nostro contributo alla tutela dell’ambiente».

Tutte e tre le edizioni dell’Operazione “30 Days at Sea 3.0” sono state realizzate con il finanziamento dell’Agenzia norvegese per la cooperazione allo sviluppo (Norad).

*Paesi partecipanti a “30 giorni in mare”:

17 Stati membri dell’UE: Bulgaria, Croazia, Cipro, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Spagna, Svezia

50 paesi extra UE: Angola, Argentina, Australia, Bangladesh, Benin, Bolivia, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Camerun, Canada, Cile, Cina, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador Etiopia, Fiji, Georgia, Ghana, Guatemala, Guinea Bissau, Honduras, India, Israele, Kenya, Kuwait, Liberia, Malesia, Maldive, Namibia, Nigeria, Norvegia, Filippine, Qatar, Repubblica di Corea, Russia, Arabia Saudita, Senegal, Sudafrica, Tanzania, Thailandia, Ucraina , Regno Unito, Stati Uniti, Uruguay, Zimbabwe.

Numero verde ONA

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