mercoledì, Maggio 21, 2025

1522 “Parlate, denunciate, fidatevi!” No alla violenza contro le donne!

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“GIORNATA INTERNAZIONALE PER L’ELIMINAZIONE DELLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE”. DA NORD A SUD DEL PAESE MIGLIAIA DI UOMINI E DONNE SI SONO RIVERSATI NELLE PIAZZE PER DIRE NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

Oggi, 25 novembre 2023, ricorre la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Nel titolo: 1522, numero antiviolenza e stalking; “Parlate, denunciate, fidatevi!” è l’esortazione che Gino Cecchettin, papà di Giulia, ha postato su Facebook, con un fiocco rosso. Da nord a sud del Paese migliaia di uomini e donne si sono riversati nelle piazze per dire no alla violenza sulle donne.

Una forte spinta emotiva alle manifestazioni i drammatici fatti di cronaca di femminicidi, come quello di Giulia Cechettin, uccisa dal suo ex alla vigilia della sua laurea, pochi giorni fa.

Perché il 25 novembre

La data del 25 novembre per celebrare la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” è stata ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1999.

Questa data è stata scelta per commemorare la vita, l’attivismo il coraggio delle sorelle Mirabal: Patria, Maria Teresa e Minerva. Soprannominate “mariposas”, cioè farfalle, le tre donne hanno combattuto per la libertà del loro Paese, la Repubblica Dominicana.

Le tre attiviste politiche, negli anni ’40 e ’50, denunciarono gli orrori e i crimini della dittatura del generale Rafael Trujilo.

Il 25 novembre 1960 le tre “mariposas”, però, furono arrestate, torturate e uccise dai sicari di Trujillo.  Quindi i loro corpi gettati in un dirupo per simulare un incidente.

Nessuno, però credette alla versione dell’incidente. Anzi, la loro morte scosse le coscienze di molti sia in patria sia all’estero.

Pochi mesi dopo l’assassinio delle sorelle Mirabal, l’uccisione del generale Trujilo pose fine alla dittatura nel Paese sudamericano.

In ricordo di Patria, Maria Teresa e Minerva, ogni 25 novembre si rinnova, così, un periodo dedicato all’attivismo contro la violenza di genere. Questo si conclude sedici giorni dopo, il 10 dicembre, con la “Giornata Internazionale dei diritti Umani”.

Scarpe e panchine rosse, simboli della violenza contro le donne

Anche le scarpe femminili e le panchine, rosse, scelte come simbolo della violenza contro le donne, hanno una storia.

Questa storia nasce a Ciudad Juárez, città messicana, nota per il numero preoccupante di femminicidi avvenuti negli ultimi vent’anni.

La si deve all’artista Elina Chauvet che, per ricordare le donne vittime di violenza, compresa la sorella di soli vent’anni assassinata dal marito, nel 2009 posizionò in una piazza della città trentatré paia di scarpe femminili, tutte rosse. Le panchine, sempre rosse per marcare maggiormente la contrarietà alla violenza di genere, sono state scelte come luogo simbolico dove incontrarsi per riflettere. Ed evidenziare che la violenza sulle donne avviene anche in ambito familiare.

Manifestazioni in tutto il Paese, assente Meloni

Oggi uomini e donne hanno manifestato in tutto il Paese per dire no alla violenza sulle donne. E questo no, oggi, è stato più forte per la rabbia e lo sdegno che la gente ha provato dopo l’omicidio della giovane laureanda Giulia Cecchettin.

In migliaia hanno attraversato in corteo i centri delle grandi città urlando slogan e innalzando cartelli.

Assenti i rappresentanti del governo, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni.

Libere di essere libere, libere dalla violenza

Dal Vaticano giunge il monito del Papa: «La violenza sulle donne è una velenosa gramigna che affligge la nostra società e che va eliminata dalle radici – ha detto Francesco -. Queste radici crescono nel terreno del pregiudizio e dell’ingiustizia; vanno contrastate con un’azione educativa che ponga al centro la persona con la sua dignità».

Da Bruxelles la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha postato sul social X il seguente “tweet”: «Oggi è la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Le donne affrontano diverse sfide nel mondo, ma lottano per gli stessi diritti. Innanzitutto, il diritto di essere libere dalla violenza. Facciamo in modo che venga attuata la prima legge dell’Unione Europea per contrastare la violenza contro le donne».

E nel giorno dedicato all’eliminazione della violenza contro le donne Sergio Mattarella ha chiosato che è «inaccettabile lo stillicidio di aggressioni alle donne». «Quando ci troviamo di fronte a una donna uccisa – ha scritto il presidente della Repubblica nel suo messaggio -, alla vita spezzata di una giovane, a una persona umiliata verbalmente o nei gesti della vita di ogni giorno, in famiglia, nei luoghi di lavoro, a scuola, avvertiamo che dietro queste violenze c’è il fallimento di una società che non riesce a promuovere reali rapporti paritari tra donne e uomini».

Bisogna intraprendere, ha continuato Mattarella «una via in cui le donne conquistano l’eguaglianza perché libere di crescere, libere di sapere, libere di essere libere, nello spirito della Convenzione di Istanbul, alla quale ha aderito l’Unione Europea, segno importante di una visione universale di autodeterminazione e dell’eguaglianza dei diritti delle donne e passaggio decisivo nel delineare il quadro degli interventi contro la violenza di genere».

Marco Mengoni

Un accorato appello il cantante Marco Mengoni, lo ha postato sulla sua pagina ufficiale di Instagram: «“Davanti a una ingiustizia non esiste la neutralità, o la combatti oppure la sostieni. Tutti gli atteggiamenti che non siano di messa in discussione, sono atteggiamenti di complicità, attivi o passivi”. Queste parole sono di Michela Murgia (attivista, scrittrice, drammaturga, opinionista e critica letteraria italiana – ndr). Vi prego, ci prego, di non lasciarle inascoltate. Quello che avviene tutti i giorni non può lasciarci indifferenti. La violenza, la sua cultura, ha molte forme e nessuna deve trovare più una giustificazione, la libertà non si possiede! Facciamoci sentire!».

Vittime e autori, della cerchia familiare, amicale, professionale, intima

Secondo una ricerca ISTAT, una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, almeno una volta nella vita abbia subito violenza. Inoltre, nei casi più gravi, la violenza è stata commessa da partner o ex partner. A prescindere dalla regione in cui è avvenuta, della classe socio-economica e del livello di istruzione dell’ambiente in cui è stata consumata la violenza.

E quando la violenza si scatena all’interno delle mura domestiche e colpisce una madre, anche figli e figlie diventano vittime di maltrattamento, perché hanno assistito all’aggressione, o peggio, al femminicidio. Secondo un’analisi di Agia, Cismai e Terres des Hommes, è di 32,4 la percentuale di bambini e bambine che hanno assistito alla violenza sulle loro madri.

Chiama il numero 1522, numero antiviolenza e stalking

La violenza non è mai giustificata e non è mai una colpa di chi la subisce. A sostegno delle donne vittime di maltrattamenti, ci sono centri specializzati che garantiscono sostegno, anche a figli e figlie. Sono i Centri Antiviolenza, luoghi di accoglienza, di ascolto, in cui si può trovare sostegno psicologico, orientamento e assistenza legale e protezione.

I Centri, che hanno stipulato protocolli con le Questure, rispondono al numero nazionale 1522. Operatori qualificati forniranno tutte le indicazioni necessarie. È attivo h 24, 7 giorni su 7 ed è multilingue.

Non siete sole

La Polizia di Stato ha dato avvio alla campagna “Questo non è Amore”, per la divulgazione della cultura della prevenzione della violenza di genere. Una campagna che si rivolge sia a chi si trova in pericolo sia a quanti vogliono combattere la violenza.

La Polizia di Stato suggerisce, pertanto, di scaricare l’app YouPol, con la quale è possibile segnalare, anche in forma anonima, episodi di violenza domestica, interagendo direttamente con le sale operative delle Questure.

In caso di pericolo imminente chiamate il numero unico di emergenza 112 oppure il 113. Non sentitevi sole, perché non siete sole. I commissariati e i posti di polizia sul territorio sono pronti ad accogliervi e ascoltarvi senza giudicare.

Fonti

Repubblica

Save the Children

La foto di copertina “Questo non è Amore” è un contributo del vignettista Lorenzo Bolzani in arte Chenzo per ONU Italia

Numero verde ONA

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